Scuola, che confusione. Parla una mamma: “Serve resistenza psicofisica”
“Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)? Comincio a chiedermi seriamente che cosa sia e copio la definizione per esteso: “Il pacchetto di investimenti e riforme predisposto dal Governo italiano nell’ambito del “Next Generation EU”, il programma voluto dall’Unione europea per favorire il rilancio degli Stati Membri dopo la pandemia Covid-19, con risorse da impiegare nel periodo 2021-2026 …”. Nel mio paese, gli istituti scolastici tutti, nessuno escluso, sono oggetto di restauro e manutenzione per effetto di tali disposizioni contenute nel Piano”. Inizia così la lettera di una mamma, C.B. le sue iniziali, che si rivolge al nostro giornale con una lettera-denuncia in cui ripercorre le difficoltà nel gestire questa prima parte dell’anno scolastico, a causa dei lavori che stanno interessando i plessi di Santa Croce.
“Vivo e ho famiglia qui da sempre e come molte attendo settembre per tornare al mio lavoro stagionale, mentre i figli sono a scuola, come ho sempre fatto in passato, prima dell’arrivo dell’ultimo nato. Non avevo messo in conto in estate che da lì a breve non sarebbe iniziata la scuola materna per i miei pargoli, ma solo perché non c’erano i locali. Così, senza avere altra scelta, rinuncio al mio lavoro, perché non avrei saputo come fare… Anche la scuola della più grande e del fratello non apre i battenti, ma lo farà poco dopo, con i doppi turni che mi rimandano indietro nel tempo, alla scuola dei loro nonni. Poi per complicare il tutto e mettere a dura prova la mia capacità genitoriale e quella di molti altri, li dividono pure su più plessi e con orari degni di un lavoro di ingegneria meccanica senza precedente alcuno perché devo ricordarmi ogni giorno il plesso (diverso per entrambi e già cambiato due volte), turni e orari esatti: ingresso ore 13,12 (è chiaro che non c’è tempo per effettuare le pulizie per una classe che va, mentre un’altra entra, ma non temiamo più nessun contagio di niente noi da queste parti!), l’uscita è fissata alle ore 19,00, no anzi, alle 18,30 (che confusione, sto rischiando di lasciarne uno fuori ad aspettarmi invano al buio, in un quartiere che la sera non è tra i più raccomandabili ed è già stato teatro di fatti di episodi di cronaca violenta). Al mattino poi le lezioni iniziano alle 07,48 (ma perché ci chiediamo in tanti davanti al portone di ingresso: alle “otto meno dieci” sembrava troppo brutto?)”.
“Apprendo, contemporaneamente, che dal primo novembre terminerà questo inferno di turni e orari inverosimili, il diritto allo studio è salvo, ci sono i video del sindaco (che premuroso lui!) e le sue precise rassicurazioni in merito al futuro delle nuove generazioni e decido così di fidarmi ancora una volta – scrive ancora la lettrice -. Ci sono dei protocolli anche con le società sportive del posto che permettono a tutti di fare sport il pomeriggio e abbandonare la classe, senza rimorso, prima del termine delle lezioni. Mentre scrivo però mi hanno comunicato che da lunedì i miei bambini cambieranno ancora una volta il plesso dove si svolgono le loro lezioni e il loro turno e mi sembra di capire che le casette scuola che ci avevano promesso non sono pronte (nel frattempo, ci segnalano che, giustamente, sono diventate dormitorio per qualcuno che ha necessità di un tetto…) e i turni doppi restano. E gli orari incredibili che hanno progettato per non perdere nemmeno un minuto di lezione? Pure! Ma allora ditelo che il PNRR è il Piano Nazionale di Resistenza Psicofisica voluto da questa amministrazione in nome di un sacrificio che inevitabilmente avrà ricadute sul benessere psicofisico di genitori ed alunni”.