Il rito delle Cene spiegato dagli studenti. Così rivive la tradizione
L’istituto comprensivo Psaumide di Camarina e l’istituto ad indirizzo turistico “Fabio Besta” raccontano la storia e le tradizione di San Giuseppe. Tra musiche, canti, ma anche tra inclusione e integrazione, gli studenti dei due istituti scolastici, sotto l’attenta direzione delle rispettive dirigenti scolastiche prof. Paola Barrera e prof. Antonella Rosa, assieme a tutti i docenti, hanno raccontato il rito e la sacra celebrazione della festa di San Giuseppe. Risale al 1832, quando il Barone Guglielmo Vitale, dopo la sua morte, lasciò alla Chiesa Madre la rendita di tre vignali per solennizzare la festa del Patriarca. In questa occasione si preparavano grandi tavolate, le cosiddette “Cene”, che ancora oggi i fedeli offrono al nostro amato Santo per devozione o grazia ricevuta.
Su una coperta variopinta, che fa da cornice alla tavolata, si fissano delle arance amare e dei limoni. Al centro si sistema un piccolo altare sul quale viene posto un quadro raffigurante la Sacra Famiglia, davanti al quale viene acceso una lampada ad olio “a lampa” e ai lati “u lauri” il grano fatto germogliare al buio. La tavola viene imbandita con semplicità: piatti caratteristici come “baccalà”, “polpette di riso”, “frittate agli asparagi”, “pastizzi” di spinaci e uva passa, vari tipi di biscotti e dolci come “cubaita”, “torrone”, “scaurati”,”cicirieddi”,”mastazzola”, “mustata”, primizie ortaggi e fiori profumati quali “fresia e balicu”.
L’elemento principale della tavola è il Pane di San Giuseppe, detto anche “pani pulitu”, di diverse e particolari forme simboliche, lavorato e decorato da mani abili ed esperte, entrato a far parte dei beni immateriali della Regione Sicilia con decreto n.8184 del 4 Novembre 2005. Viene servita ai tre Santi la Tipica Pasta di San Giuseppe: “a principissedda”. Dopo l’uscita dei Santi di oggi al comprensivo, domani sarà il turno della sezione turistica distaccata del “Fabio Besta” di Ragusa.