Acqua, il sindaco compara due bollette: “Vedete? Così risparmieremo”
Due bollette a confronto: una, di Mediale, da 139 euro (quadrimestrale); l’altra, di Iblea Acque, da 85 (trimestrale). Lo scostamento sul consumo è minimo. Quest’ultima, per altro, senza alcun riferimento al Comune di Santa Croce (nei giorni scorsi sono state emesse le prime a Scicli). Tanto basta, però, per far tirare al sindaco un sospiro di sollievo. L’acqua pubblica è una manna dal cielo: “Dopo tante parole e prese di posizione strumentali, finalmente parlano i fatti – scrive Dimartino sui social -. Qui sotto, un chiaro confronto tra una bolletta del gestore precedente ed una bolletta reale del nuovo gestore pubblico, Iblea Acque, con l’applicazione delle nuove tariffe. I cittadini di Santa Croce, come promesso e come possono constatare con i propri occhi, pagheranno meno rispetto a prima. Il resto sono chiacchiere”.
“In questi mesi – riprende il sindaco – si è detto tanto sul passaggio del servizio idrico integrato dalla società privata Mediale alla nuova società pubblica Iblea Acque. Abbiamo tentato di spiegare che questo processo non poteva che portare dei benefici per la nostra comunità. Abbiamo sentito svariate ipotesi, anche le più fantasiose, perfino da parte di chi poteva e doveva avere piena contezza e conoscenza della vicenda e delle procedure ad essa connesse. Abbiamo assistito al proliferare di comitati spontanei, composti da ex amministratori – dichiarati sostenitori dell’acqua pubblica – che, concretamente, non hanno fatto nulla se non ostacolare e mettere in dubbio ogni fase di questo passaggio fondamentale. Abbiamo tentato di comprendere, senza successo, quale logica vi fosse alla base di bizzarri e confusi calcoli ed esercizi matematici. Nonostante tutto siamo andati avanti, sicuri delle nostre scelte e della correttezza delle nostre azioni, guidati dall’unico principio che dovrebbe esistere in politica: l’interesse esclusivo dei nostri cittadini”.
“Senza medaglie e cerimonie – insiste Dimartino – abbiamo ripreso il possesso dei nostri impianti per restituirli alla nostra città ed ai santacrocesi. Abbiamo sostenuto l’avvio della nuova gestione pubblica della Iblea Acque che, fin dal primo giorno, ha gestito il servizio idrico con estrema efficienza e senza soluzione di continuità con il passato. Oggi abbiamo la certezza di aver riposto bene la nostra fiducia. Oggi preferiamo lasciare parlare i fatti, il resto è solo strumentale”.
Insomma, per Dimartino tutto è ben quel che finisce bene. Ma per la società in house dell’ATI (Assemblea territoriale idrica) le criticità sono appena cominciate. Alcuni consiglieri comunali della provincia iblea, da Ispica a Santa Croce, hanno inviato una segnalazione all’Anac per avere contezza delle procedure messe in piedi da ATI per l’affidamento della gestione. Rimangono inevase, inoltre, numerose domande: dalla scelta dell’amministratore unico alle selezioni pubbliche per l’assunzione di personale. Restano i dubbi sulla bollettazione a consumo, sulla realizzazione dei contatori, sul rischio (paventato da più parti) che la società in house si riveli un inutile carrozzone.
“E’ perfettamente normale – scrive Manlio La Ciura, di Santa Croce Attiva – che l’importo della bolletta con la gestione pubblica dell’acqua sia inferiore. La Mediale era una società privata e come tale doveva fare utili, adesso la società a capitale pubblico non deve fare utili, per questo è una conquista. I problemi sono altri. I Comuni che sono gli unici soci sono in grado di farla funzionare? Come si finanzia, considerato che molti comuni ancora non hanno iniziato? La tariffa unica finanzierà le opere di tutti i Comuni? E Santa Croce che già le opere ce l’ha come deve comportarsi? Ci sono finanziamenti europei in cantiere oppure i comuni devono versare soldi all’infinito senza garanzia di restituzione? Se non si risolvono tutti questi problemi e tanti altri – scrive La Ciura – la società a capitale pubblico potrebbe fallire con grave danno per tutti. Le parole non sono dette tanto per dirle tanto è vero che molte cose sono state riviste in meglio proprio perché si è parlato e dibattuto, ma capisco che chi ha la coda di paglia è allergico al confronto, alla discussione e alle soluzioni”.