Due milioni di buoni motivi per resistere. La Mediale si appella al Tar
L’ordinanza di sgombero da parte del dirigente del III Dipartimento, secondo Mediale Srl, è illegittima. La ditta incaricata della gestione del Servizio idrico integrato per il Comune di Santa Croce, ha presentato ricorso al Tar e domattina, prima della scadenza dell’ultimatum (ore 9), chiederà al sindaco di sospendere lo “sfratto” in attesa della sentenza dei giudici amministrativi.
Il contenzioso si arricchisce di un nuovo capitolo. Impugnando l’atto dello scorso 26 maggio, Mediale ripercorre tutto l’iter che ha portato le due parti ai ferri corti. A cominciare dalla presunta “violazione del principio di affidamento e leale collaborazione” da parte del Comune. L’Amministrazione, come emerge nelle 22 pagine del ricorso depositato oggi, avrebbe interrotto “una trattativa intrapresa tra le parti al fine di garantire al concessionario uscente il recupero dell’ingente credito maturato nei confronti degli utenti”.
Ed è questo il punto e la sostanza del malessere. Già nel corso dell’appuntamento in Prefettura, alla presenza del sindaco e di Iblea Acque, i responsabili di Mediale avevano indicato un ingente credito da recuperare: la cifra, nel corso dei mesi, è lievitata fino a raggiungere i 2,4 milioni di euro. La questione è stata ribadita durante un altro incontro celebrato a palazzo di Città lo scorso 7 aprile: “La Mediale in tale occasione, rappresentando la disponibilità alla riconsegna, rilevava che al 31/03/2023 la Società vantava nei confronti degli utenti per fatture emesse (consumi al 31/12/2022) crediti per complessivi € 2.476.531,01. Chiariva inoltre – si legge nel ricorso – che le procedure prescritte da ARERA in relazione al recupero dei crediti di utenti morosi potevano essere avviate e proseguite solo da gestori del servizio idrico e che pertanto, a tutela del recupero dei crediti, una volta cessata la qualifica di gestore da parte di Mediale, la procedura andava proseguita da Iblea Acque”.
Da qui la richiesta affinché, nel verbale di riconsegna, “si prevedesse che il Comune, al quale vengono riconsegnate le opere, si impegni, anche per il fatto di terzo (il nuovo gestore, ndr), a trattare le morosità (…) e che nella ipotesi di mancata attivazione da parte del Comune, e per esso del nuovo gestore, delle procedure previste, lo stesso sarà tenuto a corrispondere una somma a titolo di penale”. Poi, nella ricostruzione di Mediale, accade qualcosa di insolito: “In data 24 Aprile 2023, ovvero il giorno in cui scadeva la proroga tecnica della Concessione – denuncia la società catanese – il Comune trasmetteva l’atto predisposto in maniera unilaterale dai propri legali, che si riduceva ad un mero verbale di riconsegna (non già del prospettato accordo) nell’ambito del quale non era stata recepito alcuno degli impegni e delle intese che erano stati verbalmente raggiunti”.
Mediale contesta l’adozione dell’atto da parte di un dirigente dipartimentale e sostiene che l’ordinanza “in questione avrebbe dovuto essere adottata inequivocabilmente dal Sindaco”, ma anche i cinque giorni di preavviso, giudicati insufficienti, per procedere allo sgombero. Si chiede, pertanto, la sospensione dell’atto e l’annullamento perché “illegittimo”. Ma anche di “condannare il Comune di Santa Croce Camerina al risarcimento del danno subito e subendo per la violazione da parte della P.A. dei fondamentali principi di affidamento e leale collaborazione”. La battaglia s’è trasferita in tribunale.