Frasca si rituffa nella mischia: “Santa Croce merita rappresentanti migliori”
Uno dei tre “santacruciari” candidati a un posto al parlamento siciliano è Filippo Frasca, ex assessore comunale alla Sicurezza, che alle Amministrative del 12 giugno si era candidato a sindaco con Rivoluzione Civica. Ci riprova con l’Udc: un partito che ha ben poco di rivoluzionario e che alle prossime Regionali trova ospitalità nelle liste della DC Nuova di Totò Cuffaro. Un cespuglio centrista che aspira a superare la soglia di sbarramento del 5% per entrare all’Ars e avere un peso anche nel prossimo governo Schifani (se dovesse vincere il centrodestra). “A questo giro sarei rimasto volentieri a casa – esordisce Frasca -. Ero stanco, avevo deciso di riorganizzare la mia vita lavorativa (nel settore della ricettività, ndr) e ridisegnare quella privata. Ma quando Ignazio Abbate mi ha cercato, è cambiato tutto”. Ignazio Abbate, ex sindaco di Modica, è il capolista della DC Nuova in provincia di Ragusa. Il favorito numero uno per l’ottenimento di un seggio (ce ne sono quattro in palio).
Nei mesi scorsi si era avvicinato al movimento Italexit di Paragone. Poi a Cateno De Luca, che oggi schiera uno dei suoi (ex) assessori designati. Ci spiega cos’è cambiato rispetto a qualche mese fa?
“Il partito di Paragone mi ha appoggiato, anche se con scarsissimi risultati. Gianluigi è un grande e lo stimo. De Luca è stato un interlocutore, ma non ha mai pubblicamente preso posizione a sostegno della mia candidatura. Non abbiamo concluso perché non ero propenso a partecipare sapendo, fin dall’inizio, di non poter arrivare. Tonino Converso resta un amico e spero faccia un buon risultato, anche se non credo che scatteranno seggi per nessuna delle liste di Cateno, tranne cataclismi politici dell’ultimo momento. La politica va fatta cercando di portare acqua al mulino della comunità: non credo che avrei potuto portare acqua alla comunità candidandomi con lui”.
Col centrodestra sì?
“Il centrodestra vince da solo e non ha problemi di maggioranza. Stare all’opposizione, alla Regione, non serve al territorio”.
Ma è passato da un politico di ‘rottura’ come De Luca all’usato sicuro dell’Udc?
“Non sono passato da nessuna parte. Quando si è leader di una componente civica, si dialoga, si tratta, si costruisce. Ci sono stati mesi in cui gli equilibri politici erano diversi e altri candidati alla presidenza della Regione avevano previsioni di voto molto più confortevoli; ci sono stati momenti in cui gli equilibri instabili, invece, davano spazio alle improvvisazioni e fantasie di chi pensa che i siciliani siano un popolo di sprovveduti. E comunque mi lasci dire una cosa: nella lista dell’Udc io sono sempre un rappresentante civico”.
Chi mastica di politica sa che l’unico in grado di ottenere un seggio a Palermo è il suo capolista, Abbate. Da qui la domanda sorge spontanea: qual è il senso della sua candidatura?
“C’era bisogno di un candidato che, anche se non eletto, potesse fungere da collegamento con la Regione, allo scopo di portare benefici al nostro territorio. Originariamente il candidato doveva essere l’ex sindaco Barone, che aveva dato la propria disponibilità. Dopo un paio di giorni ha rinunciato per motivi personali e ha insistito perché fossi io a sostituirlo. A quel punto ho valutato, ho ascoltato i consigli di una persona a me molto cara, e ho deciso di accettare. E’ una buona occasione”.
Barone l’ha estromessa due volte dalla giunta.
“Si, ma la stima fra persone è rimasta immutata e non credo che senza la stima personale, oggi, mi aiuterebbe in questa campagna così come sta facendo”.
Lei con la sua discesa in campo ha contribuito a farlo perdere.
“Io ho fatto perdere tutti. Tranne Dimartino, che non mi ha nemmeno ringraziato”.
Torniamo un attimo alla Regione. Ci ripete il suo obiettivo?
“Non posso competere con Abbate, ma conquistare la seconda posizione che è a portata di mano. Creare un consenso e metterlo a disposizione della politica per dare a Santa Croce qualcosa di utile”.
Con Abbate al governo?
“Sì. E’ il massimo rappresentante dell’Udc in questa competizione, il più quotato. Alla nostra lista spetteranno almeno un paio di assessori. Cesa ha stabilito che uno sarà lui. E io rimarrò al suo fianco. Chi è stato parte della squadra, d’altronde, sarà chiamato a fare gli interessi del territorio”.
Cos’altro l’ha convinta.
“Che nell’Udc non ci sono uscenti. Ma tanti amministratori locali. E’ da mesi che predico la strada del rinnovamento”.
Come hanno operato negli ultimi cinque anni i deputati iblei?
“Secondo me non hanno fatto nulla per Santa Croce, a stento qualche riunione… Non ricordo gente che ha lasciato il segno, come fu in passato per la legge su Ibla. Abbiamo 60 case abusive da demolire, un’emergenza rifiuti infinita, problemi enormi di sicurezza. All’Ars giace da anni una proposta di legge, di cui sono estensore, in materia di sicurezza: prevede un incremento dei fondi per 256 mila euro, che avrebbe avuto ricadute importanti anche per Santa Croce. Con la cifra a disposizione del nostro Comune (intorno a 40 mila euro), e con un minimo di compartecipazione da parte dell’Ente, avremmo potuto garantire 6 ore di servizio notturno di vigilanza privata. Inoltre, l’Ato Ambiente deve al Comune di Santa Croce 363 mila euro: perché nessuno dei deputati iblei si è mosso per permetterci di colmare questo credito? E non parliamo del personale dei Forestali: chieda a uno di loro se si ritiene soddisfatto dei deputati regionali uscenti”.
Torniamo al fatto che lei, a Santa Croce, ha fatto perdere tutti?
“E’ storia nota. Non avrei avuto problemi a chiudere un accordo con Barone e Mandarà, ma loro si sono rifiutati di escludere dalla squadra gente che per cinque anni aveva rivestito il doppio incarico di consigliere e assessore, e che mi avevano messo il bastone tra le ruote quando ero amministratore. Dall’ex presidente del Consiglio, inoltre, mi sarei aspettato un passo indietro. Magari che si sospendesse dall’incarico per dare un segnale durante la campagna elettorale. Avremmo scritto altre storie…”.
Era in trattativa pure col Pd?
“Eravamo vicini a chiudere un accordo civico dopo mesi di riunioni; poi Allù s’è candidato all’improvviso. Successivamente, negli ultimi giorni della campagna elettorale, un suo emissario è venuto a propormi la vice sindacatura, ma ho detto no. I miei principi non erano in vendita. Se il Pd fosse stato meno arrogante, evitando di imporre un sindaco targato Pd, che resta sempre una minoranza cittadina, oggi avrebbe il presidente del Consiglio e almeno tre assessori nella giunta Frasca, che avrebbe rappresentato in maniera più ampia anche altre sensibilità civiche”.
Cosa pensa di questa nuova Amministrazione?
“Che hanno diversi limiti, ma bisogna farli lavorare. Il dinamismo è già venuto meno, non dureranno due legislature. Tra chi siede su quelle poltrone da decenni e chi deve rendere conto al parlamentare di turno, di civismo e libertà politica non ne vedo granché”.
Hanno aumentato la Tari del 10%.
“E dovrebbero spiegarmi il perché. Da un lato aumentano la tassa sui rifiuti, dall’altro acconsentono alla contaminazione di un’area che sorge in territorio di Ragusa, e di cui il sindaco di Ragusa forse non sa nulla, con la presenza di sei container carichi di munnizza. Qual è la norma che regola questo processo non si capisce. E poi il parcheggio di Punta Secca: se avessero fatto un bando pubblico avrei partecipato anch’io, che sono una delle tante partite Iva a rischio. Di fronte a questi interrogativi, chi prima contestava oggi se ne sta zitto”.