E’ morto l’ulivo di Fonte Paradiso: vittima dell’incuria dell’uomo
L’ulivo può essere considerato l’albero simbolo della civiltà e del paesaggio mediterraneo umanizzato. Da tempo immemore, è considerato sacro e immortale. Di fatto, quella dell’immortalità non è solo una leggenda. Quando ne muore uno, dalla base del tronco riparte sempre un pollone. A Gerusalemme si trovano ancora alberi di ulivo antichissimi, nell’orto dei Getsemani. Mentre nella Magna Grecia nel V secolo a.C. venivano condannati a morte chi uccideva un albero d’ulivo.
A Santa Croce Camerina, l’albero di ulivo che sorge nei pressi di Fonte Paradiso, all’ingresso del paese, che una volta rappresentava la bellezza mediterranea e affascinava i passanti per il suo aspetto possente, è morto. È morto sicuramente per la mancanza di acqua (anche se era dotato di impianto di irrigazione), quella piovana per intenderci; è morto per l’incuria e per l’immondizia che continua ad abbondare; è morto per lo scarico delle deiezioni animali di coloro che, settimanalmente e abusivamente, locano sotto quell’albero per vendere polli, galli e galline vive; è morto perché nessuno se n’è preoccupato prima e dopo le elezioni comunali; è morto sicuramente per l’incuria di tutti. Lo sdegno e l’indignazione di FareAmbiente e di chi ama il verde non lascia nessuna giustificazione a chi è privo di etica dell’ambiente, a chi c’era prima e a chi c’è adesso.