Mandarà: “E’ una giunta presuntuosa che non si confronta con la città”
Il peso di quattro componenti rimaste fuori dal Consiglio comunale, ora, è sulle spalle di uno solo. Smaltita l’amarezza per il risultato del 12 giugno, Piero Mandarà è il primo violino delle opposizioni: “Sono qui per i cittadini che mi hanno votato e per le persone che mi hanno sostenuto nei lunghi mesi di campagna elettorale – spiega l’ex presidente del Consiglio, che si era candidato a sindaco con la lista ‘Insieme per Santa Croce’ -. È stata una bella esperienza sotto il profilo civico e politico, abbiamo fatto il nostro dovere impegnandoci con tutte le nostre forze”.
E’ deluso dall’esito elettorale?
“Sono dispiaciuto per non aver vinto. Ma abbiamo la coscienza a posto. Ripartiamo da 1.173 voti, quasi il 25% dei consensi, nella consapevolezza che il quadro politico è assai variegato e tutti i cittadini meritano di essere rappresentati. Faremo sentire la nostra voce nell’interesse di Santa Croce”.
Il risultato del giugno è l’esito di una frantumazione del quadro politico.
“La vera notizia che può far piacere ai santacrocesi è che finalmente, nella massima assise cittadina, vi è un’opposizione seria, attenta e responsabile che agisce nell’interesse di tutti senza cedere alla propaganda. Mentre ho l’impressione – spero di sbagliarmi – che il nuovo sindaco rimanga in balia di qualche suo consigliere e/o assessore, e che per andare avanti sia costretto un po’ troppo spesso ad annuire”.
In questa prima fase della consiliatura siete parsi intransigenti. Forse un po’ troppo. Da cosa dipende questa posizione?
“Non c’è alcun astio nei confronti del sindaco Dimartino. Ma è necessario rimanere vigili, innanzi tutto, sotto il profilo della trasparenza degli atti amministrativi. Su questo non cederemo di un millimetro. Per usare un gergo giornalistico, noi saremo cani da guardia della democrazia e non cani da salotto”.
I sostenitori del sindaco e della maggioranza vi hanno chiesto di lasciarli lavorare. Almeno potreste concedergli il beneficio del dubbio.
“La maggioranza uscita dalle urne è in realtà una minoranza, in quanto espressione di poco più di un sesto degli elettori aventi diritto (erano 8.446, ndr). Inoltre, la maggioranza dei votanti ha scelto altri candidati. Questo dato, assieme a quello dell’astensionismo, sono il sintomo di incertezza e malcontento. Eppure, il 10% dei 1.306 voti ottenuti dal sindaco Dimartino, sono bastati ad alcuni dei suoi alleati per ottenere un doppio o triplo incarico”.
Quali sono i rapporti con ‘Cambia Verso’?
“Auspicavamo, da parte di chi ha vinto, un’apertura attraverso il dialogo e la partecipazione. Ma purtroppo non è avvenuto. Il sindaco non vede, non sente, non parla e non risponde alle nostre interrogazioni o richieste di accesso agli atti. Purtroppo non si confronta con le opposizioni, ma solo con qualche ‘padrino politico’ che, dall’esterno, detta l’agenda politica locale”.
Qual è il giudizio dopo due mesi?
“Non basta lavare una piazza e scattare una foto da postare sui social… Alcuni servizi, come quelli legati al decoro pubblico, li trovo peggiorati. In seno alla compagine amministrativa, inoltre, prevalgono la presunzione e l’inadeguatezza. Per non parlare di alcuni soggetti, che in preda a un trasformismo fulmineo, sono riusciti non solo a cambiare idea per la poltrona, ma a rinnegare un’esperienza politica pluriennale fra i banchi dell’opposizione”.
Cosa consiglierebbe al sindaco?
“Di reimpostare le strategie di governo della città, affinché il futuro di tutti non sia compromesso dai benefici a favore di pochi. E, usando il suo stesso slogan, di cambiare verso, perché la politica è confronto, anche pubblico: questo aiuterebbe la partecipazione e la trasparenza. Cerchi di aprire un dialogo costruttivo con tutte le forze civiche che hanno partecipato alle ultime elezioni. Si applichi per analizzare al meglio i pro e i contro delle decisioni da assumere, facendosi pienamente carico di ogni tipo di responsabilità”.
Quali tasti toccherà la vostra opposizione?
“Vogliamo una politica trasparente, che guardi ai bisogni di tutti, che non si arrocchi all’interno del palazzo, che contrasti sul nascere qualsiasi forma di speculazione edilizia o di abuso. Che garantisca l’ordinario ma, nel frattempo, proponga una visione alla città per i prossimi dieci anni. Come forza di opposizione e come cittadini abbiamo il dovere di far sentire democraticamente la nostra opinione e dare indicazione a chi amministra. Sta a chi amministra, invece, abbandonare l’arma della presunzione e lo strumento dei ‘festini’, che sono una distrazione passeggera, per dedicarsi anima e corpo ai problemi da affrontare”.