Un’enorme macchia rossa per salutare Giovanni: “Per sempre con noi”
Un’enorme macchia rossa. E’ quella che ha contraddistinto i funerali di Giovanni Rizzo, dentro e fuori dalla Chiesa Madre. I colleghi del 31enne santacrocese scomparso mercoledì sera, in seguito a un incidente, hanno preceduto il corteo funebre nel giorno dell’ultimo saluto. In tenuta da lavoro, affranti e increduli, sventolavano uno striscione: “Per sempre con noi! Grazie Giò”.
E’ l’immagine più toccante di una cerimonia in cui padre Salvatore Puglisi, nel corso della sua omelia, ha citato le parole di Papa Paolo VI ai funerali di Aldo Moro: “Ed ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all’ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il «De profundis», il grido cioè ed il pianto dell’ineffabile dolore con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce”. “Siamo sicuri e certi che il nostro fratello Giovanni è nella pace – ha detto il parroco -. Il Signore l’ha accolto nella sua gloria. E’ difficile comprendere questo per noi, ma la fede ce lo assicura”. In prima fila i genitori, Pietro e Cettina, che si stringono per darsi forza. La fidanzata Erika. Il fratello Salvo con la moglie, rientrati da una luna di miele interrotta a metà. I parenti. Gli amici. In coda alla celebrazione eucaristica, l’ultimo messaggio dei colleghi: “Già ci mancano le tue battute. I migliori vanno via troppo presto”.
La piazza è gremita, i negozi chiusi, i volti rigati dalle lacrime. Qualcuno inganna la tensione con una sigaretta. Le mascherine offuscano le espressioni. Ma non cancellano i singhiozzi di chi l’ha conosciuto, o anche solo incrociato, finendo per accorgersi della sua gentilezza e del sorriso affabile. Si levano applausi nell’aria. Uno, commosso e pronunciato, all’uscita del feretro da casa. In quella via Vignula così piccola, ma a tratti maestosa, ombelico di un’infanzia ricca di amicizie e di esperienze. Un altro applauso, invece, sancisce la ‘fine’ di una storia bella ma troppo breve, in una piazza Vittorio Emanuele II che fatica a contenere tutti. Sembra la domenica del patrono, tale è la confusione. Purtroppo è un lungo e inconsolabile addio.