Per stare nelle istituzioni serve l’educazione: a lei, vicesindaco, manca
Il “giorno della festa”, come l’hanno ribattezzato in aula il sindaco e molti consiglieri, è stato inquinato da un intervento fuori luogo di Francesco Dimartino, vicesindaco della città del Sole. Che, per rispondere a una proposta del consigliere Riva (inoltrata, giorni fa, a tutte le testate) ha provato a sminuire con tono sprezzante l’unica testata giornalistica di Santa Croce ove il pensiero di Riva era stato riportato: la nostra.
“Questa cosa dov’era scritta? Su una testata locale… Mi pare si chiami MandaràWeb. Alcuni la leggono, altri non la leggono”, ha detto il vicesindaco-assessore-consigliere, a mo’ di sfottò, nel “giorno della festa”. Nonostante il bersaglio fosse chiaro, nessuno in aula ha avuto da eccepire.
Dimartino è fatto così: accomodante finché tutto fila liscio, velenoso se qualcosa non va come vorrebbe (i suoi improperi a mezzo social ci sono noti). Covava da qualche anno desiderio di vendetta, come se a estrometterlo dalla giunta Barone fosse stato qualche articolo di giornale. Ma stavolta ha toppato. Ha risvegliato una penna libera, la mia, abituata a confrontarsi con istituzioni di ben altra caratura, e ben altra continenza, rispetto all’attuale vicesindaco.
Sospetto che un uomo guidato dal rancore possa tornare utile alle istituzioni che rappresenta; e temo che la sua capacità amministrativa, qualora la possegga, finisca oscurata da questa vena comica che lo precede. Lui ride sempre, si scompiscia, ammicca, fa battute. In questo modo crede di fare il bene del paese e di rappresentare degnamente le istituzioni. Vedete, in campagna elettorale si è parlato di tutto: di questione morale, di competenza, di nuovo. Ma non si è parlato abbastanza di educazione, un requisito necessario che il vicesindaco non sa dove stia di casa.