L’Ucraina è qui: “Siamo in guerra”. Il nostro report tra speranza e terrore
Ieri nella sede dell’associazione Arcana, dopo un intenso susseguirsi di donne italiane, magrebine e romene (perché questa è Santa Croce, una città dal cuore multietnico che va al di là delle barriere linguistiche e culturali e riesce a stringersi attorno nelle emergenze dando il meglio di se) e aver caricato i mezzi messi a disposizione dell’Associazione Volontari del Soccorso, si è partiti alla volta di Comiso. Il centro di raccolta di farmaci e beni di prima necessità, è un immenso capannone una volta adibito a concessionaria di automobili, dove oggi lavorano alacremente molti volontari – quasi tutte donne ucraine e alcune italiane – strette da una sorellanza che solo noi donne riusciamo a mettere in campo nelle emergenze.
Lì abbiamo trovato volti fieri, tesi, preoccupati, avvolti nel silenzio. Un solo mantra di pensieri: fare presto e bene. Lavorano incessantemente, abbracciando con gli occhi i doni e i cuori di tutti coloro che sono accanto a loro in questo periodo così inaspettato e buio per le ragazze dell’Est, che non portano più fiori né gridano allegria, forse ancora innamorate d’amore e della vita come cantava Baglioni. Una volta entrati ci si riconosce nonostante le mascherine e cominciano a brillare gli occhi.
Liliya … abbiamo insegnato insieme…
Mentre i ragazzi dell’AVS scaricano gli scatoloni, loro meticolosamente dispongono tutto per categoria e reparti: bimbi, donne, uomini, cibo, indumenti, coperte, medicine. Guardando tutto ciò un brivido corre lungo la schiena: è vero, la guerra è molto più vicina di quanto si possa credere. Anche la loquacissima Catena si ammutolisce. Mi guardo intorno, guardo Liliya, sempre bella ma senza trucco, con una ruga che le segna la fronte e un’espressione greve data dagli occhi tristi. Sono passati solo tre anni dall’ultima volta che ci siamo viste, ma guardando il suo volto oggi sembrano trent’anni.
– Liliya, posso fare un video? Posso chiedere qualcosa? Solo se volete…
Si dispongono subito in cerchio, quasi come delle disciplinate bimbe delle elementari e io comincio:
– Non vi chiedo come state perché si vede già…
Rimandano indietro le lacrime che stanno affiorando. Continuo chiedendo:
– Chi avete in Ucraina?
– Sorelle, madri, padri, fratelli, amici, tutto..
– Questa guerra vi ha colto di sorpresa?
– Sì, non ci aspettavamo che Putin sferrasse questo attacco. Questa è un’aggressione ingiusta non solo contro il nostro popolo, ma anche contro i loro fratelli russi che vivono in Ucraina.
Durante l’intervista sottolineano varie volte le parole aggressione, ingiustizia, indipendenza, libertà, fierezza del popolo ucraino e mentre parlano non è difficile immaginare queste donne guerriere.
– Che notizie arrivano da Kiev?
– Kherson è caduta – dice un giovane volontario dell’AVS – è la città della mia ragazza, lì c’è la sua famiglia, siamo distrutti.
Stavolta le lacrime non retrocedono.
– Riuscite a comunicare con le vostre famiglie?
– Non possiamo chiamare, temiamo intercettazioni e rappresaglie, già avvenute, quindi inviamo messaggi. Sappiamo che manca tutto, tutto è chiuso e vuoto, che i bambini sono da giorni chiusi nei sotterranei per i bombardamenti. Mancano le videochiamate della sera, i sorrisi, il guardarsi negli occhi per non avere paura. Siamo tutti in guerra, tutto il popolo ucraino. Loro lì, noi qui. In Ucraina, le nostre ragazze lavorano per l’esercito, per resistere o come soldati o a supporto, ad esempio preparando reti mimetiche o quant’altro possa servire per resistere. Il popolo ucraino è fiero e forte. Non sarà una passeggiata per Putin.
Chiedo ulteriori dettagli sulla rete di aiuti, sui carichi, sui camion, sulle destinazioni:
– E’ una rete in tutto il territorio e non solo italiano di volontari ucraini nata spontaneamente che supporta il proprio Paese, possiamo garantire che tutto arriva a destinazione per i nostri fratelli e il nostro esercito. Dobbiamo fare in fretta e bene.
Sono vaghi, ci spiegano che temono intercettazioni e boicottaggi.
– Temete la chiusura delle frontiere?
– Arriveremo lo stesso, siamo ucraini, conosciamo il nostro territorio.
A questo punto ringraziamo e salutiamo. Loro rispondono in coro con il loro saluto “Slava Ukraini! Heroiam slava!”. Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!