Gli anziani rivogliono il Centro: ma l’incontro col sindaco finisce male
Un vero e proprio corto circuito è quello che si è scatenato tra l’amministrazione comunale di Santa Croce Camerina e gli anziani del Centro Terza Primavera, da tempo “depauperati” dell’unico luogo di aggregazione di cui, da anni, fruiscono per svolgere le loro numerose attività ricreative. Quello che da tutti, in città, è noto come il Centro anziani, da parecchi mesi oramai, per volontà del sindaco Giovanni Barone, è stato trasformato in un centro vaccinale nel quale, con cadenza settimanale, e ultimamente bisettimanale, si provvede alla vaccinazione di quanti lo desiderino al fine di sconfiggere la pandemia da Covid 19. Fermo restando l’uso assolutamente nobile e di pubblica utilità che nessuno potrebbe mai contestare, la questione è nata per ragioni che vedono gli anziani cercare una soluzione alternativa.
Quello che chiedono a gran voce è di poter rientrare nell’uso pieno del loro tanto amato Centro il cui utilizzo alternativo lo ha ridotto “in condizioni pietose”, poiché lasciato al via vai della gente di passaggio che lo ha reso, per molti versi, irriconoscibile. Da tempo viene chiesto al sindaco Barone di spostare il luogo in cui espletare le vaccinazioni in altra sede (fra cui la tensostruttura adiacente al Circolo didattico, del tutto libera), ma il segnale si è interrotto. Fin quando una delegazione di anziani, capeggiata dalla loro presidente, Maria Zisa, ha potuto incontrare il sindaco per esternare le proprie ragioni.
“Io e gli altri quattro componenti del consiglio direttivo – ha raccontato Maria Zisa, presidente del Centro Anziani Terza Primavera – siamo andati con intento pacifico spiegando che i nostri anziani, dopo due anni di chiusura per la pandemia, avevano bisogno di ritrovare i loro spazi. Lui ci ha detto che non poteva chiudere il centro vaccinale perché stava dando grandi risultati. Noi gli abbiamo spiegato che non volevamo quello, speravamo che lui spostasse il centro in un luogo diverso, magari in quei posti liberi, come la palestra tensostatica o presso la guardia medica. Poi ci ha detto che se volevamo usare il centro potevamo farlo subito, usando però il piano superiore. Allora gli abbiamo fatto capire che per gli anziani era difficile raggiungere il piano superiore perché l’ascensore non sempre è funzionante e alcuni hanno anche paura a prenderlo. In molti hanno le stampelle, faticano a camminare. A quel punto lui ha battuto un pugno sul tavolo, facendo volare i fogli che c’erano posati e ci ha detto queste parole: ‘io non voglio i voti degli anziani né dei disabili’. Appena sentito questo, abbiamo risposto che non eravamo lì per fare campagna elettorale, solo per chiedere di poter ritornare a usare il centro. Così siamo andati via molto amareggiati”. Si attendono nuovi sviluppi.