Il calcio per uscire dal Covid. Iurato: “Riabilita da noia e pensieri contorti”
“Ci sono problemi complessi e delicati su cui non si può tacere. La fase del rientro alla normalità non riguarderà solo il lavoro, la mobilità adulta, la vita sociale, gli aperitivi in compagnia. Riguarda la condizione di milioni di bambini e bambine che per lunghi mesi (ancora non sappiamo quanto) non solo hanno perso la scuola ma hanno anche perso la strada, i giardinetti, lo sport in compagnia, gli amici e le prime fughe di autonomia in bici. Chiusi in casa”. Lo scrive in una lettera la presidente del Città di Santa Croce, Antonella Iurato, che analizza la problematica sotto un aspetto sociologico, e non soltanto sportivo. Questi ragazzi, continua la Iurato, “sono stati attraversati dall’ignoto e invisibile virus e da un bombardamento informativo. La noia e la solitudine hanno accompagnato fantasie e pensieri contorti. Si badi bene, io credo che i bambini abbiano spesso una resilienza ai traumi migliore di noi adulti, più spontanea: sanno per esempio distrarsi e soprattutto divertirsi con lo sport, la nostra scuola calcio”.
“Per il calcio dilettantistico e giovanile, la speranza, dopo due stagioni complicate, è quella di poter ripartire senza più interruzioni. I ragazzi – sottolinea la presidente – sono fermi da tanto tempo e hanno l’esigenza di poter tornare a fare sport in sicurezza, almeno a breve termine. Il nostro progetto è cresciuto in maniera esponenziale: è diventato un’attività di calcio che conta 100 bambini. Il modello è basato sul diritto allo sport per tutte e tutti che si declina nella possibilità di accesso allo sport indipendentemente dalle origini e dalle condizioni economiche delle famiglie di provenienza. Io e gli allenatori della scuola calcio ringraziamo pubblicamente gli sponsor per aver elargito un contributo a sostegno della nostra attività sportiva”.