Don Puglisi celebra San Giuseppe: “Così conserviamo la memoria”
“Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù”. Questo l’incipit della lettera Apostolica “Patris corde”, pubblicata da Papa Francesco in occasione del 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale. In essa spicca la figura di Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù, non più in una veste secondaria, in ombra, bensì come portatore di valori a cui ispirarsi. In un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia, a Santa Croce Camerina, non potendo celebrare la festa in tutta la sua interezza, l’attenzione è stata concentrata sull’aspetto prettamente religioso. La Parrocchia San Giovanni Battista, a tal proposito, si è organizzata per non far mancare ai fedeli la vicinanza del Santo a cui sono fortemente devoti attraverso varie iniziative spirituali volte alla riflessione. Padre Salvatore Puglisi ha spiegato tali iniziative intraprese all’uopo.
“Questo è il secondo anno che non possiamo festeggiare in modo tradizionale la festa di San Giuseppe a causa della pandemia. Come Chiesa e come comunità parrocchiale abbiamo voluto lanciare un segno per far sì che la memoria non si perda. Il segno lo abbiamo lanciato con piccole cose esteriori: la luminaria in piazza, alcuni spari di mortaretti il giorno di San Giuseppe e la proiezione dell’effige di San Giuseppe sulla facciata della Chiesa. Ma abbiamo cercato di valorizzare anche la festa interna, sotto la spinta di quello che Papa Francesco ci ha ricordato. Quest’anno cade il 150.mo anniversario in cui Pio IX proclamò San Giuseppe Patrono della Chiesa universale. Quella data è stata importante perché in quel periodo la Chiesa stava attraversando un momento di difficoltà, c’era stata un’alluvione. Papa Francesco ha voluto ricordare questo anniversario con la lettera “Patris Corde” e noi, come comunità cristiana di Santa Croce, stiamo meditando questa lettera ogni 19 del mese con la celebrazione di una Messa dedicata a San Giuseppe, seguita da una piccolissima riflessione presa dalla Lettera Apostolica. Tutto questo fino al giorno dell’Immacolata. Si è pensato, inoltre – ha dichiarato Padre Puglisi – di invitare, durante la novena, alcune categorie, che sono state più toccate da questa pandemia: i commercianti, i ristoratori, i medici e gli operatori sanitari. Il 19, giorno dedicato a San Giuseppe, parleremo di lui come padre della tenerezza”.
Fra le iniziative dedicate al nostro Patrono, un’importante presenza è stata quella di Monsignor Antonio Staglianò, Vescovo di Noto, che mercoledì 17 marzo ha celebrato la funzione serale. La sua omelia, di 39 minuti (come ha precisato lui stesso), ha offerto molti spunti di riflessione. “C’è il rischio che amiamo le persone senza conoscerle, un amore senza conoscenza è rischioso. Amare San Giuseppe senza conoscerlo è rischioso. San Giuseppe è l’uomo della cura, ha curato un figlio non suo, è stato un padre di riflesso. San Giuseppe è il riflesso del Padre che è Dio”. Partendo da queste parole, Mons. Staglianò ha poi spaziato sulla figura del cristiano. “Ponetevi l’interrogativo: sono cattolico, ma sono cristiano? Essere cattolico è una cosa, ma essere cristiano e ben altro. La maggior parte di noi è un cattolico convenzionale, è un ateo, è un cattolico che non esiste. I cattolici convenzionali vanno in Chiesa ma non ascoltano la lettura e nemmeno il Vangelo. Vanno in Chiesa e basta, fanno così per anni. Il Vescovo non è un cristiano perché sta predicando, lo vedi che è cristiano quando lo vedi agire. Il cattolicesimo convenzionale è diverso dall’umanità di Gesù”. Toccando le corde del cuore dei presenti Mons. Staglianò ha ulteriormente aggiunto cosa il cattolico deve fare per essere tale: “Deve andare dove Dio non c’è, non dove Dio c’è. Dio c’è quando c’è salvezza. Se le persone non vengono salvate, Dio non c’è”. Grandi e importanti interrogativi che hanno dato un valore aggiunto alla festa più amata della comunità santacrocese a cui occorre approcciarsi con animo rinnovato.
Un grazie speciale a tutta la comunità parrocchiale di Santa Croce Camerina per la collaborazione e a Martina Belluardo per la concessione delle foto.