La Regione alza i toni: “Siamo noi a chiudere le scuole, non i sindaci”
“Per un’uniforme politica di prevenzione e contenimento dei contagi nei settori dell’istruzione si raccomanda ai sindaci ogni qual volta si sta procedendo a disporre provvedimenti urgenti sulle istituzioni scolastiche locali, di avere cura di attivare preliminarmente, un adeguato ed efficace coordinamento interistitutizionale con la Regione”. E’ questo il contenuto di una lettera che l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla e l’assessore della Salute, Ruggero Razza, hanno inviato ai sindaci della Sicilia. Un “avvertimento” dopo la fuga in avanti di Leoluca Orlando, a Palermo, che in assenza della condivisione dei dati con la Regione, ha “minacciato” di chiudere le scuole a partire da lunedì. I due assessori rivolgono un invito ai primi cittadini affinché non prendano iniziative isolate, che prevedano la sospensione dell’attività didattica. Presupposto, quest’ultimo, che determinerebbe “condotte differenziate” di territorio in territorio. Fin qui l’unico riferimento normativo è quello fissato dal Dpcm del 3 novembre, che prevede la didattica a distanza per le scuole superiori.
Il sindaco Peppe Cassì, a Ragusa, non ha ceduto al pressing delle famiglie, e dati alla mano, ha evidenziato come in ambienti scolastici i casi di contagi siano minimi (lo 0,68% della popolazione scolastica è risultata positiva a Ragusa): “E’ opportuno che anche le famiglie tengano alta la guardia. E’ infatti in contesti domestici che più spesso si sottovalutano i pericoli: invitare anche pochi compagni di scuola in casa, dove non si rispettano le stesse regole vigenti nelle classi, per studiare o giocare insieme al pomeriggio, può essere un grave fattore di rischio”, ha spiegato il primo cittadino. Anche a Santa Croce il tema è tornato d’attualità dopo la proposta del consigliere Cappello al sindaco Barone.