Frasca e il retroscena della lettera al sindaco: “Io non mi dimetto”
La nuova maggioranza ha resistito lo spazio di qualche mese. La fusione fra il gruppo di Giovanni Barone e quello di Lucio Schembari, che aveva in Filippo Frasca il suo fil rouge, è venuta meno all’indomani dell’approvazione del Bilancio di previsione, che ha visto i consiglieri di “Liberi di Scegliere” e Giusy Zisa, di Api, votare contro. Il banco era saltato su una serie di emendamenti che l’aula, con la complicità dei tre fedelissimi del sindaco (Santodonato, Candiano e Gravina), aveva sonoramente bocciato. Tra cui la modifica del Piano triennale delle Opere pubbliche. Emendamenti che portavano la firma di “Liberi di Scegliere”, ma che oggi Frasca rivendica e ripropone. Con alcuni documenti protocollati il 18 agosto, a una settimana dalla debacle, l’ex assessore è tornato a chiedere l’aggiornamento del Piano triennale, e l’inserimento fra le priorità della riqualificazione della piazza del Mercato Vecchio (per 500 mila euro), il rifacimento del campo di gioco dello stadio Kennedy (per 660 mila euro) e il percorso delle Torri Costiere.
Non contento, l’assessore – defenestrato una prima volta nel settembre 2018 – ha scritto una lettera al sindaco Barone per ribadire che non si sarebbe mai dimesso dall’incarico, nemmeno a fronte dell’umiliazione subita in aula. “La informo con la presente che non intendo dimettermi – recita la missiva, del 17 agosto -, poiché non temo concorrenza in questa amministrazione e nel poco tempo che ho operato, i benefici per l’ente sono certificabili ed esclusivamente riconducibili al sottoscritto; lei ha avuto il solo merito di avermi trovato disposto a dargli di nuovo fiducia; Lei ha valutato la possibilità di mantenere così “in vita” il suo mandato già pericolosamente in bilico. Consapevole del potere e delle funzioni del Sindaco, accetterò con serenità la sua seconda revoca che questa volta dovrà ampiamente motivare, illustrando le Sue motivazioni politiche e/o amministrative, non a me perché ho contezza di tutto, ma agli elettori. Nel frattempo continuo ad amministrare per le deleghe assegnate, perseguendo il Suo stesso programma amministrativo che leggo tutti i giorni per evitare di farlo cadere nel dimenticatoio”.
Ma un paio di giorni dopo, anziché procedere con la revoca ad personam, Barone ha preferito un’altra soluzione: azzerare la giunta per intero. La vacatio è durata lo spazio di cinque giorni, il tempo per nominare un sostituto di Frasca (Gianni Zocco, già candidato con Barone alle ultime Amministrative) e riconfermare gli altri tre uscenti. Nella lettera, Frasca evidenziava che “i lavori del Consiglio Comunale del giorno 10 agosto (…) a parere dello scrivente segnano un chiaro allontanamento dall’azione amministrativa concordata, oltre, a mio parere, a una battuta d’arresto al suo programma amministrativo che ho contribuito a scrivere, redigere e sottoscrivere; programma per il quale mi sono sempre ”speso””. “Le risultanze del Consiglio Comunale, celebratosi con un’aria strana, fatta di semplici “squilibri politici” altalenanti e improponibili – proseguiva Frasca -, hanno creato un discostamento da quello che era stato il nostro lavoro di sintesi sviluppatosi in accordo”. Un accordo e un compromesso stipulato nei primi mesi del 2020, dopo la revoca dei due assessori di Ripartiamo Insieme, Giavatto e Robusti. Che di fatto ha rimescolato gli equilibri a palazzo di Città, al di là di ogni (im)possibile smentita.