Spedizione punitiva per un video. Ma il silenzio sarebbe imperdonabile
Una spedizione punitiva, con spranghe e coltelli, a casa dell’uomo che aveva osato riprenderli dal balcone con un telefonino. E’ successo ieri sera nei pressi dell’Istituto Sacro Cuore, un quartiere diventato invivibile. La prima parte della testimonianza – in cui un residente documenta le azioni di un gruppetto di extracomunitari, che consumano birra e accumulano bottiglie sul marciapiede – è stata pubblicata sui social. Il video mostra uno degli stranieri che recupera i cocci da terra e prova goffamente a scagliarli sul balcone del “rivale”. Ma preoccupa anche la coda della vicenda. Nel giro di qualche ora, infatti, si è passati dalle minacce verbali a quelle fisiche. L’ultima tappa si è consumata in ospedale, dove un paio di persone – tra cui la vittima dell’aggressione – si sono fatte medicare le ferite.
Nel silenzio sordo delle istituzioni, che non sanno letteralmente che pesci pigliare. Nessuna manifestazione di solidarietà (almeno pubblicamente), nessun grido d’allarme per una situazione sempre più drammatica, destinata a qualche rigurgito d’odio sui social (del tipo “ammazzateli tutti”). Ma è il senso d’impunità – più o meno lo stesso che permette di inondare il paese di fumi tossici, nonostante le reprimende dei vigili e la “minaccia” dei droni – che legittima chiunque a fare il cavolo che gli pare. Specchio di un paese afono e senza speranza, e di uno Stato sempre più assente. Di risorse e patti per la sicurezza invocati solo a parole, nell’attesa lugubre che succeda qualcosa di grave. Fino ad allora tutti avranno modo di dire che la situazione è migliorata. Peccato che qualche domenica fa, un paio di risse fra stranieri si fossero consumate fra via Rinzivillo e via dei Martiri – Fratelli Romeo. Che durante il Covid in via Marsala ci fosse stata un’aggressione. E che lo spaccio di stupefacenti, in ogni angolo della città, proceda indisturbato. E che l’accoglienza sia un concetto astratto, perorato da chi non è mai stato minacciato da un brutto ceffo, fra l’altro mezzo ubriaco.
L’omertà, però, non uccide la paura. La alimenta. Nonostante la sensazione predominante che “non cambierà mai niente”, la denuncia è l’ultima arma che ci è rimasta per non diventare complici.