“Volevo chiamarmi Totò”: il libro di Occhipinti ispirato (pure) a Schillaci
Quando le parabole di due campioni dello sport e di un attore fanciullo incontrano la fascinazione di un bambino nell’età più sognante e libera, le emozioni corrono libere da condizionamenti o forzature. Genuine ed estreme si conservano intatte nella memoria. Il giornalista Domenico Occhipinti ha sentito il bisogno di tirarle fuori, di tornare a quell’irripetibile estate del 1990 i “Volevo chiamarmi Totò”. Il racconto pubblicato da Lettura d’Emergenza è scaricabile gratuitamente da oggi a questo link: https://letturademergenza.wordpress.com/volevo-chiamarmi-toto/
Totò Cascio, Totò Schillaci e Totò Antibo furono protagonisti di una stagione eccezionale e irripetibile. Un film da Oscar, un Mondiale da protagonista e due medaglie d’oro agli Europei di Atletica leggera. Un sogno visto con gli occhi di un bambino di dieci anni che vedeva questi siciliani affermarsi e far parlare il mondo della Sicilia. Uno sguardo a quell’estate durante la quale ci si abbracciava nelle piazze, rivissuto e pubblicato nei giorni della reclusione per il Covid-19. A 30 anni esatti da quei giorni, in linea col progetto della nuova casa editrice “Lettura d’Emergenza” di Chiara Venuto, il racconto leggero di Domenico Occhipinti, impreziosito dalle pagine originali della Gazzetta dello Sport, riporta alla memoria episodi, sensazioni e momenti, oggi lontanissimi ma che sono appartenuti e apparterranno a tutti.