Pioggia e code, ma anche alle Poste c’è gente che lavora nell’emergenza
Le norme introdotte a salvaguardia della tutela della cittadinanza chiedono a ciascuno di noi sacrifici, sicuramente sopportabili, e la modifica di qualche abitudine allo scopo di fronteggiare l’attuale emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del coronavirus. Invece ancora una volta vengono disattesi gli inviti a rimanere a casa, con l’attenuante dell’importanza del servizio richiesto agli operatori dei servizi postali. Le stesse norme includono Poste Italiane fra le aziende fornitrici di servizi pubblici essenziali. Si può ben comprendere, quindi, come i dipendenti si trovino ad assicurare tali servizi alla collettività, in balia di sentimenti contrastanti fra il bisogno di crescente precauzione e lo spirito di servizio. Ma per i dipendenti degli uffici pubblici che restano aperti, non è facile in queste ore andare a lavoro facendo i conti con la paura e con una serie di disagi.
Acquistare francobolli, spedire corrispondenza ordinaria, sostituire una carta ritenuta scheggiata benché funzionante, versamenti di importi di somme non rilevanti sul proprio rapporto, versamenti su conti correnti per motivazioni che non hanno una scadenza indifferibile, sono – tanto per fare qualche esempio – operazioni da considerare rinviabili. Al contrario di altre, come l’accettazione delle raccomandate e delle assicurate, il pagamento dei ratei di pensione in calendario, l’accettazione e trasmissione dei telegrammi e telefax, il servizio di accettazione, smistamento e recapito delle cartoline precetto all’insorgere dell’emergenza, a cui, al momento, bisogna aggiungere “quelle operazioni utili ad evitare che le famiglie si trovino senza la disponibilità di liquidità”, nonostante la larga diffusione della moneta elettronica. E questo è quanto riesce a soddisfare l’ufficio postale di Santa Croce Camerina che in attesa dei nuovi locali, e in condizioni di assoluta emergenza e di buon senso, continua a rendere i servizi alla collettività.