Tutta Italia resti chiusa in casa (ma non v’accapigliate per la spesa)
Fra Lombardia e Sicilia non c’è più alcuna differenza, a parte il numero dei contagi. Un nuovo decreto annunciato questa sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che già domani sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale, ha esteso a tutta Italia le limitazioni sancite con dpcm dell’8 marzo scorso, che prevedeva il coprifuoco per una parte limitata del Paese. La decisione del governo è arrivata al termine di una giornata complicata, che ha visto aumentare notevolmente contagi e decessi. A chiedere misure più stringenti erano stati, fra gli altri, i governatori delle regioni del Sud, a causa dell’esodo verso il Mezzogiorno registrato nelle ultime ore dalle zone a rischio. Erano stati i ministri Boccia e Di Maio, verso l’ora di cena, ad annunciare le decisioni del governo.
“Vi comunico che abbiamo adottato una nuova decisione, su un presupposto: siamo ben consapevoli di quanto sia difficile cambiare le nostre abitudini, lo sto sperimentando anch’io, per questo comprendo le difficoltà di tutti gli italiani. Purtroppo tempo non ce n’è – ha detto Conte in conferenza stampa a palazzo Chigi – Le persone ricoverate in terapia intensiva e sub-intensiva, compresi i decessi, stanno aumentando. Le nostre abitudini quindi vanno cambiate ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia e dei nostri cari. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti ci adatteremo subito a queste norme. Ho deciso d’accordo col governo di adottare misure più forti per riuscire a contenere l’avanzata del Coronavirus e tutelare la salute dei cittadini, che è il nostro obiettivo primario, pur contemperando altri interessi”.
“Questo è il provvedimento “io resto a casa” – ha proseguito Conte – Non ci sarà più una zona rossa, né zona 1 e 2 della penisola. Ci sarà un’Italia “zona protetta”. Saranno da evitare su tutto il territorio gli spostamenti a meno che non siano motivate da circostanze urgenti, come motivi di lavoro o di salute. Abbiamo inserito il divieto dell’assembramento all’aperto e nei locali aperti al pubblico. Non ci possiamo permettere occasioni di aggregazione che diventano occasione di contagio. Sono costretto a intervenire in modo ancora più deciso per proteggere tutti noi, ma soprattutto le persone più fragili. Noi garantiamo la salute a tutti, è la caratteristica del nostro sistema di civiltà e non possiamo abbassare la guardia. La decisione giusta è di restare a casa. Ognuno deve fare la propria parte. Le misure varranno su tutto il territorio della penisola”.
“Abbiamo adottato un’altra misura per le manifestazioni sportive, che non proseguono. Penso ad esempio al campionato di Serie A di calcio. Dispiace dirlo, ma anche i tifosi devono prenderne atto e non consentiremo neppure che possano essere utilizzate le palestre. Queste misure andranno in Gazzetta ufficiale stasera ed entrano in vigore domattina”. Conte ha comunicato la chiusura di scuole e università fino al 3 aprile in tutto il territorio nazionale, isole comprese. Poi ha risposto ad alcune domande: “Non è all’ordine del giorno una limitazione dei trasporti pubblici, per garantire la continuità del sistema produttivo e consentire alle persone di andare a lavorare”, precisa il premier. Sarà possibile “l’autocertificazione” per la giustificazione degli spostamenti, “ma se ci fosse una autocertificazione non veritiera ci sarebbe un reato”, precisa.
Nella notte primi assalti ai supermercati delle grandi città per svuotare gli scaffali: ma non c’è alcuna fretta. Gli alimentari rimarranno aperti, e si può uscire da casa per fare la spesa.
LE REGOLE DA SEGUIRE
LAVORO E NECESSITA’ – I cittadini su tutto il territorio nazionale possono muoversi solo per “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o spostamenti per motivi di salute”. Non si ferma la circolazione delle merci né il trasporto pubblico. E’ possibile andare a fare la spesa. Chi si sposta sul territorio può autocertificare le ragioni per cui lo fa ma per chi trasgredisce o dichiara il falso sono previste sanzioni che vanno fino all’arresto.
STOP ASSEMBRAMENTI – E’ la novità annunciata da Conte, non prevista fino a ieri neanche nelle zone “arancioni”: basta feste e raduni, sono vietati ovunque assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
FEBBRE E QUARANTENA – Chi abbia sintomi da infezione respiratoria e febbre maggiore di 37,5 gradi centigradi, è “fortemente raccomandato” di restare a casa e contattare il proprio medico. Il divieto di muoversi è “assoluto” per chi sia stato messo in quarantena o sia positivo al virus.
FERMO IL CAMPIONATO, NON LE COPPE – Si fermano tutti gli sport, incluso il campionato di calcio, ma possono tenersi a porte chiuse competizioni internazionali. Gli atleti professionisti e olimpici possono allenarsi.
PALESTRE NO, PARCHI SI’ – Sono chiuse le palestre, ma si può fare sport all’aria aperta rispettando la distanza di un metro. Chiuse piscine, centri benessere, centri termali, centri culturali e ricreativi.
CHIUSI GLI IMPIANTI DA SCI – Piste chiuse in tutta Italia.
FERIE E CONGEDI – Si “raccomanda” ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere la fruizione di ferie e congedi. Sono invece sospesi i congedi dei medici. E’ applicabile il lavoro agile anche in assenza di accordi aziendali.
STOP SVAGHI – Sospese tutte le manifestazioni e gli eventi: fermi i cinema, teatri, pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche. Chiusi musei e siti archeologici.
BAR E NEGOZI – Bar e ristoranti possono aprire solo dalle 6 alle 18 con obbligo di garantire la distanza di almeno un metro, pena la sospensione dell’attività. La regola della distanza vale per tutti i negozi che possono stare aperti ma se sono all’interno dei centri commerciali chiudono nei weekend. Nessun fermo per alimentari, farmacie e parafarmacie.
FERME SCUOLE E ESAMI PATENTE – Scuole e università restano chiuse fino al 3 aprile. Stop a tutti i concorsi, tranne quelli per titoli o per via telematica, si fermano anche gli esami per la patente. Unica eccezione i concorsi per i medici.
LE CHIESE – I luoghi di culto possono aprire solo se in grado di garantire la distanza di almeno un metro: sospese le cerimonie civili e religiose, inclusi i funerali. (ANSA).