Il grande silenzio dopo la frattura. Solo una foto e mille suggestioni
Da palazzo di Città non trapela nulla di ufficiale, se non fosse per una foto. Quella che ritrae insieme l’ex sindaco Lucio Schembari e l’attuale assessore al Volontariato e al Benessere animale, Giulia Santodonato. Entrambi hanno partecipato all’atto fondativo di un gruppo trasversale (e provinciale) che vede in prima linea il consigliere comunale di Liberi di Scegliere, Schembari appunto, e l’assessore al Turismo di Ragusa, Ciccio Barone. Un paio di riunioni e finalità appena abbozzate. Ma l’idea è quella di raccogliere un buon numero di amministratori locali per fronteggiare problematiche comuni e, obiettivo dichiarato, presentare candidature “forti” alle prossime elezioni per il Libero Consorzio di Ragusa, un ente commissariato da anni. Le elezioni di secondo livello – spetta a sindaci e consiglieri comunali eleggere presidente e Consiglio provinciale (ma ad essere ghiotti sono soprattutto gli assessorati) – si terranno il prossimo 19 aprile, a meno che non intervenga il nuovo disegno di legge in discussione all’Ars – probabile – che prevede l’ennesimo slittamento in autunno.
La presenza di Schembari al fianco della Santodonato, però, non può non innescare qualche ragionamento su ciò che sta accadendo a palazzo di Città. Può significare qualcosa, ma non per forza. Quasi nessuno, dai banchi dell’opposizione, ha commentato la scissione in atto fra il gruppo che sostiene il sindaco Barone e i quattro “dissidenti” (fra cui il vicesindaco Giavatto e il presidente del Consiglio Mandarà), che dopo aver lanciato un ultimatum al primo cittadino (chiedendo il ritiro in autotutela della firma di Gravina da una mozione dell’opposizione), sono stati “azzerati” nelle mansioni. A Giavatto, oltre alla sospensione delle deleghe assessoriali (provvedimento che ha colpito anche il collega Robusti), è stata revocata la nomina di vicesindaco. E anche al presidente Mandarà e alla consigliera Galuppi sono state “sospese” le deleghe.
Tira aria di guerra fredda, a cui nessuno della minoranza ha dato pubblicamente risalto (per ora). Se dovesse venir meno una tregua all’interno della maggioranza, l’unica soluzione per il sindaco Barone sarebbe la ricerca di nuovi equilibri. Con un paio di scenari sullo sfondo: l’azzeramento della giunta, e un appoggio esterno da parte di chi ci starà; o un coinvolgimento diretto dell’opposizione nel nuovo esecutivo. Un cambio repentino degli schemi politici, partitici ma soprattutto elettorali. Secondo il consigliere Agnello, nell’unico commento ufficiale dei giorni scorsi (al quotidiano “La Sicilia”), quello fra il sindaco e gli alleati è stato “un divorzio annunciato, ce l’aspettavamo da giugno 2017 visti gli attori in campo. Ci stupisce invece che è durata così tanto”. Cosa nasconda il silenzio di questi giorni – perché i rumors, va da sé, non mancano – potrà emergere già nella seduta del Consiglio comunale di lunedì sera, quando si discuterà anche dell’ormai nota mozione della discordia.