L’Unitre presenta in sede “Lo scarabocchio” di Cinzia Nazzareno
Lunedì 25 novembre alle ore 17.30 presso la sede dell’Unitre di Santa Croce Camerina, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, verrà presentato il romanzo “Lo Scarabocchio” di Cinzia Nazzareno, edito da Bonfirraro. Oltre all’autrice saranno presenti Maria Rosa Vitale, presidente dell’Unitre di Santa Croce Camerina e Marinella Tummino, autrice di romanzi. Lo scarabocchio è la storia di una trasformazione, prima di tutto intima e personale. Rappresenta, o dovrebbe rappresentare, la trasformazione più generale di una società ancora relegata al suo caldo nido di ignoranza, omertà e indifferenza. Lo scarabocchio è la storia di Gianni che, intrappolato in un corpo non suo, decide di diventare Genny. Una libertà che da emancipazione sessuale diventa (o dovrebbe diventare) emancipazione sociale. Se non fosse che questo suo cambiamento e questo dispiegamento d’ali viene fortemente contrastato dal padre, Filippo Auletta, uomo che nel suo paesino siciliano, che l’autrice chiama Olmo, gode di una profonda stima da parte dei suoi compaesani. L’uomo, tradito da una mentalità bigotta e chiusa, per salvare e tenere alto “l’onore” della famiglia caccia da casa Gianni (poi Genny) il quale si trasferirà a Roma, rifugiandosi in quello che sperava potesse essere il vero amore. Sentimentale, profondo e di denuncia, questo romanzo non lascia spazio a ipotesi e/o fraintendimenti. Lo scarabocchio vuole con forza battersi per quei temi che ancora oggi sono il nucleo tematico della nostra società. Omofobia, misoginia e violenza di genere, sono temi che non hanno interessato soltanto gli anni di un secolo che sembra ormai tanto lontano; ma sono temi che ancora e soprattutto oggi tendono a caratterizzare il Duemila come il secolo dei pregiudizi, delle violenze e delle ingiustizie.
Emanuela Ersilia Abbadessa, che ha curato la quarta di copertina del romanzo, ha dichiarato: «La Nazzareno racconta con delicatezza un’intera epopea familiare, attraverso la difficoltà di una protagonista in absentia, intima e lieve, che vuole affermare la propria identità sessuale in una Sicilia ancora impreparata al cambiamento». Questo romanzo non deve solo colpire per la profondità e la capacità di affrontare in maniera così schietta argomenti che alla società sembra facciano paura, ma deve essere un romanzo capace di far riflettere, di raggiungere anche i più reconditi angoli della propria coscienza e chiedersi: ma chi siamo noi per giudicare? Noi, che nel nostro corpo ci sentiamo quasi o del tutto perfetti, chi siamo per giudicare chi nel proprio corpo si sente in trappola? Possiamo accettare le più grandi truffe e i più grandi raggiri sociali, che ci vogliono massa di menti passive, e non possiamo accettare chi decide di dare voce a un proprio bisogno di affermare con grande ostinazione e dignità la propria identità sessuale? È un atto di coscienza, di dignità e di affermazione di quei valori e di quei diritti che appartengono all’intera umanità.