“Il Consiglio conta. Ma non gli si dà il giusto peso”. Parla Mandarà
Piero Mandarà, 58 anni, è da due anni e mezzo presidente del Consiglio comunale di Santa Croce Camerina, già assessore comunale (in diverse legislature) e provinciale dal 2008 al 2011. Primo degli eletti nella lista #Santacrocerivive (Giovanni Barone sindaco) con quasi 700 voti, ora può tracciare un bilancio sul piano personale, amministrativo e politico.
Come è stato l’impatto con la guida di un’istituzione pubblica?
“Dovessi usare un solo aggettivo, direi formativo. Fare il presidente del Consiglio comunale mi ha messo in contatto con tante persone, è una figura che insegna l’importanza del dialogo e della moderazione. E attraverso il dialogo ho cercato di interpretare il ruolo di rappresentante di tutto il Consiglio comunale”.
Quali sono i suoi obiettivi come presidente del Consiglio comunale?
“Come prima responsabilità, oltre che per personale convinzione, credo sia mio preciso dovere garantire i diritti delle opposizioni affinché abbiano i giusti spazi e gli strumenti adeguati per esercitare le loro attività di controllo e per poter dare un contributo propositivo. È altresì mio dovere assicurare un efficace, oltre che trasparente, funzionamento del Consiglio comunale affinché i lavori si svolgano nel rispetto delle leggi e siano allo stesso tempo funzionali all’interesse della città. Come da programma, poi, abbiamo l’obiettivo di attivare e regolamentare degli strumenti di democrazia diretta che diano la possibilità al cittadino di incidere realmente e concretamente nelle scelte politiche ed amministrative. Il mio intento, ma credo anche quello della maggioranza che sostengo, sarà arrivare all’approvazione del P.R.G., del Piano Spiagge e alla revisione dello Statuto comunale. Si tratterà di un grande passo per la crescita della nostra comunità e sarà mia cura assicurare il raggiungimento di questi obiettivi”.
Non tutti sono convinti dell’importanza di questo organismo a Santa Croce?
“Sono convinto del contrario. Il rilievo che ascolto con più frequenza è che in una città piccola il cittadino non ha bisogno di un tramite con la pubblica amministrazione. Ma un amministratore, pur presente, non può ascoltare le istanze particolari di 10mila persone. Un consigliere comunale invece ha contatti pressoché quotidiani con i suoi vicini. E può rappresentare le istanze di tutti nelle sedi appropriate. Non sempre, però, tutti i consiglieri riescono a svolgere nella nostra città questa missione con attenzione e partecipazione”.
Non crede che manchi una classe dirigente politica adeguatamente preparata e capace di gestire la cosa pubblica con maturità e vera attenzione ai bisogni reali dei cittadini?
“In generale i meccanismi di selezione del ceto politico dovrebbero fondarsi più sul merito e sull’impegno piuttosto che sulle appartenenze, sulle convenienze e sulla fedeltà. Chi si trova a svolgere pro-tempore un ruolo politico-amministrativo deve sentire fino in fondo la responsabilità del suo compito primario, che è quello di rispondere ai bisogni, ai problemi e alle aspettative dei cittadini e del territorio, mettendo sempre prima le istituzioni rispetto ai partiti, alle carriere e ai destini personali. Occorrono cultura, formazione permanente, spirito di servizio, passione”.
Tornando al consiglio comunale, che percezione ha secondo lei il cittadino di questa assemblea?
“Non è percepito per l’importanza che ha. Il cittadino è portato a prendere in considerazione gli organi decisori: Sindaco e Giunta. Ma il consiglio comunale ha le funzioni di controllo e indirizzo del Comune: funzioni essenziali, che stanno prima e dopo le decisioni assunte dal governo. Gli organi di governo devono seguire la traccia indicata dall’organo di indirizzo, che poi a sua volta controlla al termine del percorso se questi indirizzi sono stati recepiti correttamente”.
Cosa pensa del sindaco e dell’operato della sua amministrazione?
“Penso ci sia divertiti a gettare troppa benzina sul fuoco, sui social e a mezzo stampa. A torto o a ragione non mi interessa, perché la libertà di stampa e di espressione sono sacrosante in un sistema democratico, guai se accadesse il contrario. Penso, però, che la sovraesposizione sui social a volte può essere più dannosa. La politica è fatta di tempi e bisogna sceglierli bene, non cadendo in provocazioni sterili. Sono state fatte delle scelte politico-amministrative dall’attuale giunta, le difendo e le rivendico con forza, perché le ritengo giuste e negli interessi della collettività. Ma ci sono ancora tante cose da fare e da migliorare”.
Ha qualche consiglio per il sindaco?
“Quando, inevitabilmente, le schermaglie sembrano farlo traboccare, deve essere bravo a non cedere alle provocazioni. Ed essere il sindaco di tutti. I presupposti per raggiungere alcuni obiettivi programmatici ci sono tutti perché si sta facendo una buona semina e i frutti alla lunga arriveranno. Ma anche perché, da quello che vedo,la squadra è composta da persone competenti, che amano la loro città e che vogliono portare davvero sviluppo e crescita nella comunità. L’attività amministrativa deve andare avanti con il programma elettorale stabilito dalla coalizione che ha vinto le elezioni, magari inserendo qualche valore aggiunto”.
Cosa risponde a chi pensa che Santa Croce sia tornata indietro?
“Le opinioni possono essere diverse. In questi 27 mesi abbiamo fatto molto, ma conta quello che si riesce a fare in cinque anni, lungo un ciclo di governo. Con pazienza provo a ricordare che governare la città non significa inventare ogni giorno qualcosa per riempire una pagina o per accendere l’attenzione dell’opinione pubblica. Il cambiamento non è un evento, ma un processo quotidiano. Cambiamento è aver aumentato gli incassi della tassa di soggiorno e aver portato al 72% la raccolta differenziata, cambiamento è aver presentato diversi progetti per la realizzazione di opere pubbliche per la messa in sicurezza nel territorio. Ma anche cambiamento culturale con le manifestazioni dell’ultima estate”.
C’è un sogno che vorrebbe realizzare in questa legislatura per Santa Croce?
“Sì, in realtà sono due. Innanzitutto vedere compiuta l’opera di asfaltatura di tutte le strade della nostra città che hanno bisogno di una grande cura, di manutenzione ordinaria e straordinaria. Poi rendere Santa Croce una città accogliente ma anche sicura, pulita, vivibile e ordinata e con un centro storico sul modello di Scicli, Modica o Ragusa Ibla dove i dove i giovani scelgono di abitare tra nuovi lavori e attività, diventando cuore della ripresa socio-economica della città”.