Torna “Primizie di Montalbano”. Stavolta sarà un marchio geografico
Ogni tanto torna d’attualità come il Ponte sullo Stretto. E sembra appartenere alla mitologia delle cose da fare, o da completare. Ma stavolta il marchio “Primizie di Montalbano” vuole tornare in pista. L’intuizione dell’Amministrazione di Franca Iurato, che all’epoca poteva avvalersi della consulenza del gruppo agricoltori anche all’interno del Consiglio comunale, si è rivelato un buco nell’acqua. Ma non è finita finché non è finita. Così il sindaco Giovanni Barone e l’assessore al ramo, Adolfo Robusti, hanno riportato il tema all’ordine del giorno. Durante la conferenza stampa in cui il primo cittadino ha tracciato il bilancio dei primi 27 mesi di amministrazione, il marchio è tornato d’attualità. Serviranno mosse più astute per coinvolgere i produttori santacrocesi, che nella precedente esperienza si rivelarono “freddini”. Bisogna modificare essenzialmente il mood: “Ci sarà una revisione totale del regolamento, per renderlo fruibile a tutti gli agricoltori che fanno parte della nostra filiera di produzione – ha spiegato Robusti – Nella precedente impostazione non ci si è riusciti. Il nostro non sarà più un marchio di qualità, ma un marchio geografico”.
Eppure, spiega l’assessore all’Agricoltura, “si ripartirà dal lavoro fatto dall’amministrazione Iurato, perché non vogliamo disperdere l’impegno economico e professionale di chi ci ha preceduto. Abbiamo studiato “Le primizie di Montalbano” nei singoli dettagli e ciò ha richiesto parecchio tempo – ha aggiunto Robusti – Ed è emersa una carenza: che non è mai stato concepito come un marchio geografico a ombrello, capace di coprire la nostra area di produzione; ma come un marchio di qualità e certificazione. Le leggi che riguardano le produzioni in orticoltura, negli ultimi cinque anni, hanno posto numerosi paletti ai nostri produttori e non tutti hanno potuto adeguare le proprie strutture aziendali a questi canoni. Non è compito dell’amministrazione creare altri ostacoli. Con l’impostazione precedente, il produttore non poteva aderire al marchio se non aveva diversi requisiti. Lasceremo la verifica di questi requisiti agli enti preposti. Ci limiteremo, semplicemente, a dare agli agricoltori un marchio geografico che indichi l’origine del prodotto – sulla cui salubrità non abbiamo alcun dubbio – e la possibilità di distinguerlo all’interno di un mercato troppo ampio”.
Il percorso è tracciato: “Investiremo in pubblicità e marketing, daremo la giusta rilevanza anche in sinergia con l’assessorato regionale all’Agricoltura – spiega Robusti – e cercheremo di offrire una leva per far sì che tutti nostri produttori, senza alcuna remora o paura, possano entrare e fruire di questo marchio. Ci restano da chiarire gli ultimi dubbi, ad esempio se mettere o meno una quota simbolica di adesione. Ma a breve comunicheremo l’iter finale”. “Il marchio – ha aggiunto inoltre il sindaco Barone – è una risorsa per la città di Santa Croce”.