Ciao Enzo, amico nostro: un alberello d’agrumi a Roma per onorarlo
“Tutti noi giriamo per il college nell’attesa di vederlo arrivare da un momento all’altro. Al bar per un caffè, o in uno dei nostri uffici. C’è un qualcosa di surreale nel dover affrontare l’impatto di questa terribile perdita, nel capire che non lo vedremo più”. E’ così che la presidente dell’Associazione del personale civile del Nato Defense College, qualche giorno fa, ha ricordato Enzo Distefano, scomparso il 25 aprile all’età di 59 anni. In una cerimonia sobria e toccante, che si è tenuta nella città militare della Cecchignola, a Roma, i colleghi si sono stretti alla famiglia. Hanno provato a sopperire per qualche ora a una sensazione di vuoto eterna che ha accompagnato la scomparsa di un grande uomo, che era anche loro amico. Hanno piantato un alberello di agrumi in suo onore.
Il Nato Defense College è una scuola che si occupa della formazione degli Alti Ufficiali e degli staff delle forze armate aderenti all’Alleanza. Una cosa grande che la presenza di Enzo aveva “ridotto” a una famiglia, anch’essa. Il suo sguardo rassicurante, la sua preziosa esperienza, un altruismo innato. Quando serviva una spruzzata di decisionismo (“Uno sguardo vispo o un sopracciglio appena alzato erano più eloquenti di innumerevoli parole” ha detto la presidente), ma spesso prevalevano i sorrisi. Saggezza mista a competenza. E’ difficile riassumerlo in un concetto. Ogni parola rischierebbe di apparire superflua, se non banale.
Non c’era soltanto la serietà (legittima) di un lavoro delicato – Distefano, alla Cecchignola, era il capo della divisione Budget e Finanza – ma tanti altri aspetti condivano la sua vita. Un amore profondo per la famiglia, che raggiungeva ogni weekend in Sicilia; quella passione contagiosa per la campagna, cui si dedicava con devozione nel tempo libero. Anche se non avevi mai calpestato un pezzo di terra, lui te la faceva piacere. Aveva una forza, quasi magica, di farti appassionare alle stesse cose di cui lui era appassionato. Con la forza del racconto, con l’affabulazione positiva delle parole. La grande capacità di essere interessante e di interessarsi agli altri. Spesso mettendo da parte l’“io”, e quel ruolo di estrema responsabilità che lo portava ad assumere decisioni di un certo rilievo. E’ come se di fronte a un bel tramonto, a due passi in riva al mare, a un aperitivo in terrazza, il resto passasse in secondo piano.
Pieno di interessi, prodigo di consigli, termometro di “pace”. Una presenza mai ingombrante, ma necessaria. Equilibratore della vita (degli altri). Tutto questo era Enzo per chi lo conosceva. La sua assenza pone tutti a dura prova. Gli amici, che dovranno rinunciare alle sue battute; i figli, Giorgio e Giada, la moglie, Francesca, e il fratello, Antonello, rimasti senza i suoi abbracci; e persino noi di Santa Croce Web, il sottoscritto in particolare, che si beava di fronte ai suoi apprezzamenti – genuini e costruttivi – per il nostro giornale. Lo stesso che oggi, a due settimane da questa perdita immane, ospita il suo ricordo. E con queste poche righe, con la stessa semplicità che Enzo aveva stampata in volto, vuole rassicurare tutti: nessuno di noi, con lui che ci veglia dall’alto, potrà sentirsi solo.