Presentato a Punta Secca l’ultimo libro di Danilo Cannizzaro: Patonseide
E’ stato presentato mercoledì 29 a Punta Secca, accompagnato dalle note al tramonto di Saro Sallemi, l’ultimo capolavoro di Danilo Cannizzaro: il libro si intitola “Patonseide”. Tanti amici, amici di infanzia, amici che lo conoscono bene nei suoi pregi e nei suoi difetti, amici che gli vogliono bene e che erano presenti per confrontarsi con lui in quella visione diversa della vita. Manlio La Ciura, nel descrivere le sue fatiche di uomo e scrittore, dice di lui: “Ha una grande capacità di gestire la lingua italiana”. Accanto a lui Franco Masuzzo e Franca Antoci che lo definiscono “forsennato, anfibio, reptilens che riesce a snodarsi tra sintassi e semantica, si insinua negli anfratti dei tòpoi, e si arrampica sulle pareti vertiginose degli stilemi, mischiando senza confondere, associando senza mai ammassare, discorsi diretti ben resi, genuini, veritieri, mai fittizi con i personaggi tagliati su misura, dalla forte carica empatica, che si muovono con agilità nel contesto spazio-temporale della lingua italiana”.
Invece per Danilo Cannizzaro, sovrastato dal decantato virtuosismo e dall’indiscutibile qualità espressiva, ci sono motivi, ottimi, per non leggere i suoi manoscritti: sono offensivi; sono immorali; non sono seri; sono cattivi, sarcastici fino alla trivialità, feroci; sono impopolari; sono addirittura – se non bastasse ancora – “politicamente scorretti”. E poi possono creare nemici, oltre che far venire le rughe. E vi spieghiamo anche perché: sono offensivi, poiché riferiscono molto a proposito degli enigmi della condizione umana: parlano degli uomini e delle donne, va da sé. Ne dicono parecchio, di gente reale, esistente come potrebbero non offendersi, in molti? Sono immorali, per il motivo che mostrano “vergogne”. La cosa peggiore è che lo fanno in modo divertente, tanto divertente che, alla fine, si ha la sensazione che molte pagine restino appiccicate addosso. Non sono seri, di certo, visto che non possono soddisfare il gusto del lettore superficiale. Sono cattivi, sarcastiche fino alla trivialità, feroci: rompono le ossa, distruggono le cose e la lingua persino mediante suoni e colori che suggeriscono, insinuanti, l’inquietudine metafisica, nostalgie, l’invettiva becera e serpeggiante tra le pagine, la tristezza. Nascosta tra bordate di virtuosismo. Una tristezza vastissima, interminabile, ardente.
Sono impopolari: non sono sufficientemente mediocri e non posseggono l’efficacia sicura dei luoghi comuni che affratellano, confortano, rassicurano. Piuttosto confondono, turbano, essendo questi racconti, anche loro, “diversi”. Sono scorretti: costringono il lettore a vedere le cose da un punto di vista che non avrebbe scelto da solo, in autonomia e libertà. Fanno venire le rughe, infine, giacché molto fanno sorridere. E ridere. Dentro, soprattutto. Ecco perché bisogna acquistarli, perché ci si immerge nella dirompente espressività linguistica: costruzioni sintattiche ardite, parole della tradizione, arcaismi inconsueti, neologismi affollano le pagine tenute in bilico tra i due estremi della lingua ipercolta della voce narrante e quella iperpopolare per generare sicuri effetti comici.
La lingua di Cannizzaro non serve a raccontare, ma a illuminare le cose, a trasfigurarle, a corromperle, a goderne, o a soffrirne. I suoi capolavori sono stati presentati e premiati in 45 edizioni e concorsi letterari. Questa che non è opera fantasy, benché ne abbia la parvenza; non è umoristica, sebbene vari registri comici si toccano, rincorrano, sovrappongano, attorciglino, anche nello stesso periodo; non è boriosamente “esoterica” come troppe disgrazie editoriali ci hanno imposto, per quanto – sotto il velo dello scherzo grosso e a volte grasso – si affacciano tematiche etnologiche e sciamaniche, che un Mircea Eliade avrebbe trovato tutt’altro che banali; ancora meno è niuegistica, pur se, probabilmente, qualche critico pressato dalla fretta potrebbe qualificarla come tale… Adesso un pensierino su Patonseide se siete veramente lettori onnivori, dalla cultura medio-alta e alla ricerca di un’occasione per divertirsi e riflettere anche perché è veramente un libro di nicchia.
ALCUNI DEGLI SCRITTI DELL’AUTORE
“Una al giorno” – Autore: Danilo Cannizzaro – Editore: Beta – anno 1989 – Umorismo – Satira (Vincitore al “Premio Nazionale Satira e Umorismo” di Pinerolo – ediz. 1989)
“I fantasmi dei sogni interrotti” – Autore: Danilo Cannizzaro – Editore: Montag – anno 2016 – Narrativa italiana (Vincitore al Concorso Internazionale di Narrativa “Le Fenici” – ediz. 2016)
“Carmineide” – Autore: Danilo Cannizzaro – Editore: Laura Capone – anno 2018 – Narra-tiva italiana (Vincitore al Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea – edizione 2017)
“Patonseide” – Autore: Danilo Cannizzaro – Editore: Il leggio – Libreria Editrice – anno 2018 – Narrativa italiana Completamente fuori da ogni classificazione.