Jonathan, l’inganno dello S.P.R.A.R. e il sogno di fare l’autista in Italia
Gli immigrati chiedono l’elemosina giornalmente vicino ai supermercati nell’area di Ragusa per sostentarsi con il cibo e pagare l’affitto per l’alloggio. Perché succede questo? Chi è responsabile per la loro mendicità?
“Perché stai sorridendo? Sei felice? – No, non sono felice. La gente vuole vedermi sorridente. Sono felice di essere amichevole con loro”, dice Jonathan, un trentenne nigeriano, vicino al supermercato Despar di Santa Croce Сamerina. Santa Croce Camerina non è l’unico luogo di lavoro di Jonathan. Lui opera anche a Ispica, Modica, Pozzallo e Vittoria. E’ approdato a Pozzallo nel maggio 2015 e da allora vive in Italia. Lui riceve di volta in volta un permesso di soggiorno, che rinnova ogni 6 mesi. Questo tipo di permesso consente a uno straniero di lavorare per 60 giorni (D.l. 142/2015 Art 22). “So che anche gli italiani non hanno un lavoro, è davvero difficile ottenerlo”, dice Jonathan. Lui sogna di avere una patente di guida e sta raccogliendo soldi per la scuola guida.
Ma questo non è un caso. Una domanda arriva ogni volta che si va ad un supermercato, e si trova sempre qualcuno come Jonathan, Kevin, Alladi che chiede l’elemosina. Perché succede questo? Chi è responsabile di ciò? In sostanza, la legge italiana con il D.l. 142/2015 esplicita in questo modo il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo:
- Primo aiuto e assistenza (nazionale)
- Prima linea di ricezione (regionale)
- Seconda linea di ricezione
I servizi di Primo aiuto e Assistenza C.P.S.A. (centri di primo soccorso e accoglienza) sono stati creati per il primo soccorso e il controllo dell’identità prima che i richiedenti asilo possano essere inviati ad altri centri di accoglienza. Adesso questi servizi sono formalmente chiamati “Hotspot”. In Sicilia operano a Pozzallo, Trapani e Messina. Questa è la fase di assistenza medica e di prime applicazioni. Durante questa fase, gli stranieri dovrebbero essere classificati come richiedenti asilo economici o politici, e viene deciso chi non può tornare nel paese di origine, a causa dei criteri stabiliti nella convenzione sui rifugiati. Questa fase ha lo scopo di selezionare i richiedenti asilo politici tramite questionari compilati dai migranti e quindi inviarli ai centri di accoglienza.
La seconda fase, Prima linea di ricezione, mira a offrire alloggio agli immigrati, durante la procedura legale della loro ulteriore identificazione dello status. Questa fase include centri collettivi come il C.A.R.A. (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), il C.D.A. (Centri di accoglienza), il C.I.E. (Centri di identificazione ed espulsione) e il C.A.S. (Centri di accoglienza straordinaria). Il C.I.E. è quello per quegli stranieri che arrivano in Italia illegalmente e non chiedono protezione internazionale. Tutti gli altri sistemi sono creati per persone, che cercano di protezione internazionale.
Nei centri collettivi C.A.R.A. e C.D.A, gli stranieri possono soggiornare durante la loro identificazione di status e la procedura di regolarizzazione dei documenti. Secondo il decreto legge 142/2015 non esiste un limite di tempo specifico per la permanenza dei richiedenti asilo in questi centri. Loro possono rimanere lì “finché è necessario”, prima di essere trasferiti alle strutture S.P.R.A.R. A settembre 2017, il Ministero dell’Interno ha pubblicato un piano di integrazione per i beneficiari della protezione internazionale. Secondo questo piano, i C.A.S. (centri di accoglienza straordinaria) devono gestire e condividere l’attività, fornite dallo S.P.R.A.R., come la formazione linguistica, l’orientamento al lavoro al fine di preparare i beneficiari in un modo migliore per l’integrazione.
La terza fase, Seconda linea di ricezione, è fornita all’interno solo dello S.P.R.A.R. (Sistema per la protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati). Questa fase fornisce agli immigrati l’assistenza e l’integrazione nella società. La terza fase è riservata a quelli che hanno già formalizzato le loro richieste di protezione internazionale. In base alle attività dello S.P.R.A.R., pubblicate sul proprio sito web, il loro ruolo include: “(…) accoglienza integrata che va oltre la semplice distribuzione di cibo e di alloggio, fornendo anche misure complementari di informazione, accompagnamento, assistenza e guida, attraverso la costruzione di percorsi individuali per l’integrazione socio-economica”.
La maggior parte degli stranieri che arrivano nello S.P.R.A.R. non parlano italiano. Molti di loro hanno un tasso di alfabetizzazione molto basso, non sanno leggere e scrivere. Gli stranieri non conoscono né i loro diritti, né dove ottenere le informazioni adeguate a riguardo.
Jonathan, appena arrivato a Ragusa, nel suo primo giorno di partecipazione al progetto S.P.R.A.R. “Famiglia amica, ulteriori posti aggiuntivi”, è stato invitato a firmare un contratto per un periodo di 6 mesi. Il contratto era scritto in italiano e compilato con il direttore della Fondazione San Giovanni Battista. Jonathan non riuscì a leggere il contratto, e capì molto tempo dopo che persino la sua data di nascita e il cognome erano inventati. “Ogni mese ricevevo 75 euro e 3 pasti nel campus. Infine mi diedero 150 euro per 2 mesi, più 250 euro per comprare un biglietto, e mi mandarono via dal campus”, dice Jonathan.
Jonathan firmò il contratto nel luglio 2015 per 6 mesi e nell’ottobre 2015 ricevette un rifiuto dalla Commissione Territoriale. Lui fece appello ma nello stesso periodo gli venne chiesto di lasciare il centro di accoglienza. Come scritto nel Decreto legge (142/2015, Art. 14), il richiedente ha il diritto di rimanere nel centro o nella struttura fino alla decisione sulla domanda di sospensione e di essere nel centro di accoglienza durante la procedura per esame da parte della Commissione Territoriale e, in caso di rifiuto, fino alla scadenza del termine per impugnare la decisione.
Durante il periodo, fino a quando i candidati ottengono il permesso di soggiorno, hanno il diritto di vivere nei centri di accoglienza, avere cibo, alloggio e essere integrati nella società. La maggior parte di loro non conosce i propri diritti e gli viene chiesto di firmare un contratto di 6 mesi in modo da essere mandato fuori alla scadenza. Perlomeno la situazione nell’area di Ragusa sembra questa, e gli immigranti non sono in grado di sopravvivere senza assistenza esterna.
Se per la Seconda linea di ricezione vi è una insufficienza di opportunità a mantenere il richiedente all’interno del centro, a causa del budget, della carenza di posti o di altri motivi, è necessario inviarli in altri S.P.R.A.R. sino a quando non ottengono uno status legale per rimanere in Italia o questi, nel caso i richiedenti hanno già ricevuto il rifiuto, devono essere rispediti al loro paese di origine. Altrimenti questi, continueranno a chiedere l’elemosina e gli italiani si sentiranno in obbligo di aiutarli. In ogni caso, le persone devono essere trattate come persone, e se loro sono già sul territorio italiano, i loro problemi non possono essere ignorati.
Il caso di Jonathan non è così drammatico. Attualmente lui vive a Ragusa, in un piccolo monolocale con una cucina in una stanza che funge anche da corridoio. Come la maggior parte degli immigrati, desidera ottenere i suoi documenti, il permesso di soggiorno che gli consente di lavorare più di 60 giorni durante 6 mesi. Jonathan non ha intenzione di trovare alcuna opportunità di lavoro per mantenersi. Lui ha intenzione di mendicare finché non otterrà i soldi necessari a pagare la patente di guida italiana e a iniziare a lavorare come autista, come lui faceva prima in Nigeria.
English version
Jonathan, conned by S.P.R.A.R with a dream to become a driver in Italy
Upon arrival to the reception centre. The process which led a Nigerian man to begging in Santa Croce Camerina.
The immigrants are asking for money daily near supermarkets in the Ragusa area to support themselves with the food and pay rent for accommodation. Why it occurs? Who is responsible for their begging?
“Why are you laughing? Are you happy?- No, I am not happy. People want to see me laughing. I am happy to be friendly with them”, says a 30- year -old Nigerian man Jonathan near supermarket Despar in Santa Croce Сamerina.
Santa Croce Camerina is not the only place of Jonathan’s employment. He also operates in Ispica, Modica, Pozzallo and Vittoria. He moored in Pozzallo in May 2015 and since then, has lived in Italy. He has a permit of stay from time to time, which he renews every 6 months. This kind of the permit, allows a foreigner to work within 60 days. (LD 142/2015 Art 22)
“I know even the Italians don’t have jobs, it is really difficult to get it”, says Jonathan. He is dreaming to have a driver license, and collects money for schooling. But this is not the case. The questions arrive every time going to the supermarket, and there is always someone like Jonathan, Kevin , Alladi asking for money. Why it happens? Who is responsible for this?
Basically, the Italian law LD 142/2015 articulates the reception system of asylum seekers in the following way:
1. First aid and assistance (national)
2. First –line reception ( regional)
3. Second-line reception
First Aid and Assistance Cpsa (centri di primo soccorso e accoglienza) were created for the first aid and identity control before asylum seekers can be sent to other reception centres. Now they are formally called “Hotspots”. In Sicily, they are operating in Pozzallo, Trapani and Messina. This is the phase of medical assistance and first applications.
During this phase, the foreigners should be classified as economic or political asylum seeker, who can’t return to the country of origin, due to criteria laid out in refugee convention. This phase aims to select political asylum seekers by questionnaires filled in by migrants and then, send them to the Reception Centres.
The second phase, First –Line Reception aims to offer the accommodation for immigrants, during the legal procedure of their further status identification. This phase includes collective centres like C.a.r.a. (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), Cda (Centri di accoglienza) , Cie (Centri di identificazione ed espulsione) and C.A.S.( centri di accoglienza straordinaria).
The Cie is for those foreigners, who arrived in Italy illegally and do not apply for the International protection. All other systems, are created for those, who are looking for international protection. In the collective centres C.a.r.a and Cda the foreigners can stay during their status identification and documents procedure regulation. According to Italian Law 142/2015 there is no specific time limit for the stay of asylum seekers in these centres. And they can stay there “ as long as necessary” before being transferred to S.P.R.A.R. structures.
In September 2017, the Ministry of Interior published an Integration Plan for international protection beneficiaries. According to this plan, C.A.S. (centri di accoglienza straordinaria) must handle and share the activities, provided by S.P.R.A.R, such as language training, work orientation in order to prepare beneficiaries in a better way for integration.
The third phase, Second- Line reception system is provided only within the S.P.R.A.R. ( System for the Protection of Asylum Seekers and Refugees. ( This phase provides immigrants with the assistance and integration in the society. The third phase is only for those, who have already formalised their applications.
According to S.P.R.A.R. activities, publishing on their website their role includes:
ʺ(…) integrated reception that goes beyond the sole distribution of food and accommodation, providing also complementary measures for information, accompaniment, assistance and guidance, through the construction of individual paths for socioeconomic integrationʺ.
Most of the foreigners, arriving in the S.P.R.A.R. does not speak Italian. Many of them have very low literacy rate, can not read and write. The foreigners do not know neither their rights, nor where to get the proper information about it.
Jonathan, on his first day of participation in S.P.R.A.R. project ʺFamiglia amica ulteriori posti aggiuntiviʺ in Ragusa, as soon as he arrived, was asked to sign the contract with them for a period of 6 months. The contract was written in Italian and filled with the manager of Foundation San Giovanni Battista. Jonathan could not read the contract, and understood long time after, that even his date of birth and surname were invented. “Every month I received 75 euro and 3 times food in the camping. But then, they gave me 150 euro for 2 months plus 250 euro to buy a ticket and go away from the camping”, says Jonathan.
Jonathan signed the contract in July 2015 for 6 months, and in October 2015 he received the refuse from the Commission. Then, he appealed and during that period was asked to leave the reception centre. As it is written in the Italian Law (142/2015, Art. 14), the applicant has the right to stay in the centre or in the structure until the decision on the suspension application and to be in the reception centre during the procedure for examination by the Territorial Commission and in case of rejection, up to expiry of the deadline for challenging the decision.
During the period, until the applicants receive a Permit of Stay, they have the right to live in the reception centres, have food, accommodation and be integrated in the society. Most of them do not know their rights, and are asked to sign the contract for 6 months to be left outside after. At least the situation looks like on this way in Ragusa area, and immigrants are not able to survive without external assistance.
If there is a lack of opportunity for the Second-line reception to keep the applicant inside the centre, due to the budget, shortage of places or any other reasons, they need to send them in other S.P.R.A.R. until they get a legal status to stay in Italy, or in case, if the applicants have already received the refuse, they need to be sent back to their country of origin. Otherwise, they will continuously beg for money and Italians will feel the need to help them. In any case, people need to be treated as people, and if they are already in the territory of Italy, their problems cannot be ignored.
Jonathan’s case is not that dramatic. Currently, he lives in Ragusa, in a small apartment with a kitchen and a room, which serves as a corridor. As most of immigrants, he is longing to get his documents, permit of stay which allows to work more than 60 days during 6 months. Jonathan does not have an intent to find any possible job opportunity to support himself. He aims to beg until he gets the money to pay his Italian drivers license and starts working as a driver as he used to do it in Nigeria.