Operazione Agnellino: 95 anni di carcere (complessivi) per spaccio di droga
Tredici condanne a complessivi 95 anni di carcere e una sola assoluzione nel processo con 14 imputati scaturito dall’operazione antidroga «Agnellino», portata a termine nel territorio ibleo il 2 aprile 2014 con l’arresto di 21 persone. Il procedimento in udienza preliminare è stato celebrato con il rito abbreviato dinanzi al gup del tribunale di Catania Santino Mirabella, il quale ha inflitto a 13 dei 14 imputati poco più della metà della pena complessiva invocata dal pm Valentina Sincero, della direzione distrettuale antimafia di Catania, e pari a circa 180 anni di carcere. L’unica assoluzione è arrivata per Antonino Maugeri.
Queste, nel dettaglio, le condanne: 14 anni di reclusione e 32 mila euro di multa, ovvero la pena più pesante, per Emanuele Firrisi, 67enne comisano, ritenuto essere il promotore del gruppo che avrebbe spacciato droga negli Iblei direttamente dall’Albania; per il 44enne Antonino Ferrante, anch’egli ritenuto promotore del gruppo, è arrivata la condanna a 6 anni e 8 mesi di carcere e 26 mila euro di multa; 7 anni e 4 mesi di carcere per la 47enne Rita Cangialosi; 8 anni e 26 mila euro di multa per il 27enne comisano Michele Firrisi; 6 anni e 8 mesi di reclusione e 28 mila euro di multa per il 43enne Corrado Bellassai; 6 anni e 8 mesi di carcere per il 58enne sciclitano Piero Boschi; 7 anni, 2 mesi e 20 giorni di carcere e 26 mila euro di multa per il 53enne comisano Giovanni Errigo; 8 anni di reclusione e 28 mila euro di multa per il comisano 60enne Salvatore Incremona; 7 anni e 4 mesi di carcere per il comisano 32enne Giuseppe Lauretta; 6 anni e 8 mesi per Sebastiano Occhipinti, 64enne di Santa Croce Camerina; 5 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione e 26 mila euro di multa per l’albanese 29enne Ylber Xeka e per il connazionale Sheptim Xeca, entrambi residenti a Santa Croce Camerina; 6 anni e 8 mesi di carcere infine per il 42enne di Vittoria Giuseppe Saccone.
Le condanne sono arrivate per i singoli episodi di cessione di droga, mentre per tutti gli imputati era caduta l’accusa del vincolo associativo contestato dalla pubblica accusa. L’operazione antidroga prese il nome di «Agnellino» dal momento che con questo termine alcuni degli imputati, che svolgevano attività di pastorizia, indicavano un chilo di droga con il linguaggio in codice tra loro. (corrierediragusa.it)