“Genitori e Figli”: la lezione di Mustile contro le dipendenze dei giovani VIDEO
Si è concluso giovedì, presso i locali della biblioteca comunale di Santa Croce Camerina, il seminario formativo dal titolo “Genitori e figli” a cura del dottor Giuseppe Mustile, medico psichiatra nonché direttore della struttura complessa Dipendenze Patologiche ASP 7 di Ragusa. Il tema che si è affrontato è stato quello della prevenzione dalle dipendenze attraverso tre argomenti differenti affrontati nel corso degli incontri: la società dipendente, attaccamento sicuro e insicuro, nuove sostanze e nuovi assuntori. Gli incontri sono stati rivolti principalmente a genitori e figli, ma anche a educatori, docenti di ogni ordine e grado di scuola e a chiunque si sia mostrato interessato alla tematica in oggetto.
L’obiettivo principale è stato ampiamente realizzato: si chiedeva infatti di rispondere alle richieste di alcune famiglie in particolare, che sono state promotrici dell’iniziativa per far sì che in futuro la cultura della prevenzione dalle dipendenze possa diventare parte integrante degli interventi di educazione e promozione della salute, favorendo contemporaneamente un’attenta riflessione e una corretta conoscenza del tema. Il Dr. Mustile ha spiegato il concetto di dipendenza che appare, senza dubbio, mutato nel corso degli anni. La definizione di “dipendenza” fino agli anni ’80 era prettamente legata ai fenomeni di consumo della droga (cannabinoidi, cocaina, allucinogeni) e di alcol, mentre da un decennio a questa parte a questo tipo di dipendenze se ne sono aggiunte via via molte altre, come quella da internet, dal gioco di azzardo patologico (GAP), dallo shopping, dalle relazioni affettive. Nel mondo delle dipendenze è senza dubbio cambiato il modo di consumare, sono mutati non solo il soggetto consumatore ma anche il contesto e le sostanze assunte; oggi innegabilmente queste ultime sono diventate facilmente reperibili rispetto ad un passato non troppo lontano. Il mercato tenta di attirare a sé un grande numero di consumatori proprio tra i più giovani, che non sono più quelli “sporchi, brutti e cattivi”, facilmente individuabili, di un tempo, ma spesso hanno un ruolo nella società ben definito e appartengono a contesti familiari insospettabili.
Il consumo – ha chiarito Mustile – senza dubbio avviene solo perché si avvia la richiesta consapevole da parte di chi sceglie di diventare dipendente. Tra le persone più sensibili di questo contesto, appaiono, a sorpresa, gli spacciatori, attenti a soddisfare le richieste dei consumatori evitando accuratamente di esporsi al rischio di essere facilmente individuati e denunciati alle autorità competenti. Quali le motivazioni che inducono a diventare dipendenti? C’è un’intolleranza alla base dei comportamenti dei giovani che vivono questi tempi, nel sostare nel malessere, perché non riescono a tollerare che possono esistere periodi anche di incertezza o di sconforto nel corso della vita di ognuno e cercano perciò un’alternativa immediata ad ogni costo, diventando incapaci di resistere alle svariate tentazioni.
La percezione è che la tossicodipendenza sia legata alla ricerca di agenti esterni come fonte di sicurezza, come espressione di un assetto psicologico secondo cui il controllo sugli eventi è attribuito a fattori esterni piuttosto che alla propria volontà. Troppi pochi – ha ammonito Mustile – i “no” che educano, che hanno contribuito a rendere i giovani soggetti altamente vulnerabili, ecco perché appare fondamentale il ruolo della famiglia, che deve adottare, nel corso del processo educativo, alcuni accorgimenti educativi precisi senza alcun tipo di remore. La sfida non è contro la morte, ma contro l’imbarazzo di vivere pienamente la vita non potendo utilizzare in modo adeguato ed efficiente potenti “droghe interne naturali” che vanno sotto il nome di emozioni.
Anche i modi di consumare e la frequenza fanno la differenza. Comunque sia occorre essere consapevoli che le funzioni vitali dell’organismo vengono comunque messe in crisi. Qualunque consumo, anche quello più popolare del tabacco, rappresenta un rischio per la salute. La cannabis che si consuma oggi con molta facilità già dall’età adolescenziale, contiene principi attivi potenziati geneticamente modificati (ogm) ecco perché parafrasando un vecchio detto possiamo dire che “di tutte le erbe non se ne può fare un fascio”. Le compresse prodotte in laboratori artigianali, invece, contengono tutte anfetamine che tolgono il senso della fatica.
L’impegno del Sert di Vittoria proseguirà con un incontro al mese per i prossimi sei mesi presso la sede vittoriese per un gruppo di genitori che decideranno di seguire questo percorso di informazione e prevenzione. La referente del progetto è la dottoressa Viviana Accetta. Si ringrazia sentitamente l’equipe specialista del SERT di Vittoria: il dottore Pippo Mustile, la dottoressa Maria Concetta Iacono (psicologa-sociologa) e la dottoressa Maria Guastella (psicoterapeuta) per la fattiva collaborazione che ha permesso la realizzazione dell’evento.