Il vicino di Veronica: “Insultava i figli. E quella sagoma…” ESCLUSIVA
La famiglia di Enzo Dantoni abita al primo piano della palazzina di Veronica Panarello. Solo due piani sotto l’appartamento degli Stival, in cui il 29 novembre scorso – stando alla ricostruzione di Procura, Gip e Tribunale del riesame – si sarebbe consumato l’efferato omicidio di Loris. Il medico legale ha fissato l’ora del decesso fra le 9 e le 10. Quella mattina Enzo, sua moglie Vanessa e i loro due bambini non erano in casa: “Solitamente vado a lavoro alle 10 – ci spiega l’uomo in esclusiva – ma quel giorno, grazie a Dio, iniziavo il turno alle 8.30. Così tutti siamo usciti molto presto”. Vanessa lavora nello stesso supermercato del marito. Insieme hanno accompagnato i figli a scuola intorno alle 8. Il più piccolo giocava con Loris di tanto in tanto.
Il nome di Enzo Dantoni figura nell’ordinanza con cui il Tribunale del riesame di Catania ha respinto la richiesta di scarcerazione della Panarello. Ha riferito che Veronica urlava spesso contro Loris e il fratellino, e non risparmiava il marito (“Tornava a casa ogni due settimane, per un paio di giorni” ci spiega Dantoni). E la conferma arriva anche durante l’intervista concessa a ‘Santa Croce Web’: “In modo particolare c’è un episodio che mi è rimasto in mente. Erano i primi giorni di luglio, ero in veranda col computer e sentivo lei insultare pesantemente i due figli. Il marito non era in casa, le urla non potevano che essere indirizzate a loro”.
Si legge dai verbali che avrebbe urlato per cinque ore di fila: è corretto?
“L’avvocato di Veronica si è molto risentito per questo, ma io ho indicato un arco temporale. E’ ovvio che per cinque minuti urlava, poi si fermava, poi riprendeva ancora… E’ durato parecchio. Volevo salire su per vedere cosa stesse succedendo, poi ci ho ripensato”.
Molti descrivono Veronica come una mamma attenta e premurosa. Quella urla sono un episodio isolato?
“No, lei gridava sempre, anche contro il marito. Sentivo le porte sbattere. Anche gli altri condomini e i vicini sentivano. Adesso, invece, qualcuno fatica a ricordare”.
Vi conoscevate? C’era un rapporto fra le due famiglie?
“Loris veniva spesso a casa a giocare. Ma era timido, non parlava con me. Gli davo solo qualche pacca sulle spalle. La madre, invece, la salutavo e basta. Con mia moglie ogni tanto si fermava a chiacchierare sul pianerottolo”. Interviene Vanessa: “Era una persona strana, un po’ lunatica direi. A volte si fermava a parlare, a volte faceva finta di non conoscerti”.
E’ possibile che abbia ucciso suo figlio in un arco di tempo così ristretto?
“Non lo so. Uccidere un figlio è una cosa innaturale. A volte anche a me saltano i nervi, ma non ho mai pensato di uccidere qualcuno”.
Ma nessuno nel palazzo ha visto niente…
“Abito qui da due anni e avrò incontrato due o tre persone sulle scale. Eravamo cinque famiglie con gli Stival, ora siamo rimaste in tre. C’era una coppia di albanesi con tre figli (la maggiore ha 17 anni, ndr): i genitori uscivano di casa per andare a lavorare intorno alle 6.30 del mattino. E ci sono tuttora due coppie di anziani. Quando andiamo al lavoro, restano soltanto loro. Mi sorprende invece che fuori di qui, fra i vicini, nessuno abbia visto niente. Di solito sono tutti molto attenti ai rumori”.
Nella versione di Veronica Panarello c’è qualcosa che non la convince?
“Non capisco perché una persona debba parcheggiare l’auto in garage se deve uscire poco dopo. Qui intorno un posto macchina lo trovi sempre. E poi, da tutte le immagini mostrate in tv, si vede la sagoma di un bambino rientrare in casa (intorno alle 8.32, ndr). Ma quella stessa sagoma non esce più”.
Poteva essere un bambino diverso da Loris?
“I miei figli erano già a scuola, così come i due bambini albanesi (di 8 e 14 anni, ndr). Non ce ne sono altri nel palazzo”.
SABATO 29 NOVEMBRE: GLI SPOSTAMENTI NELLA PALAZZINA (quotidiano ‘La Sicilia’)