Ex caserma, nuovo attacco di Barone: “Sicuri che si sia agito nella legalità?”
L’intervista di Capodanno del sindaco Franca Iurato a Santa Croce Web, in cui si parla della demolizione dell’ex caserma di Punta Secca come uno degli atti più coraggiosi e importanti del 2014, ha sollevato nuove polemiche. Il leader del movimento politico ‘Noi ci crediamo’, Giovanni Barone, lancia un ulteriore attacco all’operato dell’amministrazione attraverso il suo profilo Facebook. “Siamo sicuri – si chiede Barone – che sia avvenuto tutto nel rispetto della legalità? Oggi ci ritroviamo con i lavori fermi, con una richiesta di riedificazione della parte storica della caserma e due denunce sul groppone dell’Amministrazione: perché?”. Ecco il testo completo dell’intervento.
“E’ vero in Italia c’è una Costituzione e le Leggi. In Italia ci sono anche degli Enti istituzionali, che trovano fondamento e origini dalla Costituzione e dalle Leggi e che hanno il compito di farle rispettare. Quando si parla di Legalità, si vuole significare che si opera nel rispetto delle Leggi e nel rispetto di chi è chiamato ad applicarle.
La demolizione della ex caserma della finanza in Punta Secca viene definito un atto di “coraggio” ma tale operazione è avvenuta nel rispetto della “legalità?
Ora qualcuno dirà che hanno fatto bene, che hanno fatto pulizia, bla bla bla bla bla.
Abbiamo già spiegato ampiamente i nostri progetti in quel sito, la condivisione con la Città, con i giovani tecnici, i servizi, il museo, ecc ecc, basta leggere i post di questo gruppo “la regia dogana di Punta Secca”. Nei prossimi mesi capiremo se in questa operazione, di mera distruzione, si è agito o meno all’insegna della “legalità.
Orbene, poche ore prima del via libera alla ruspa, arrivò Comune avviso con richiesta di rinvio di ogni intervento sull’edificio, atteso che da li a pochi giorni (dopo le elezioni europee) era stata convocata una conferenza dei Servizi per decidere, in merito al destino dell’ex caserma e si sarebbe deciso in proposito, con serenità. Se quella riunione si fosse tenuta siamo sicuri che nessun Ente avrebbe posto ostacoli alla pulizia dell’area, alla demolizione del rudere.
Allora perché quel giorno di maggio si decise di non consentire alla Soprintendenza e alla Capitaneria di Porto, tra gli altri, di esprimersi in merito? Perché tanta fretta?
La Legge di tutela del patrimonio storico, contempla pure la fattispecie dell’urgenza, in caso di pericolo di crolli o di altri pericoli, in questi casi non è consentito al titolare di agire “di testa sua” ma c’è l’obbligo di chiamare la Soprintendenza per un parere urgente in merito e solo dopo aver ottenuta l’autorizzazione si procede alla demolizione. Forse si temeva un divieto a demolire la parte storica del fabbricato? E perché questo timore?
Il belvedere sarebbe stato realizzato lo stesso anche con la permanenza della dogana nel sito dove era nata duecento anni prima! Fatto sta che oggi ci troviamo nella seguente situazione:
– i lavori bloccati in quanto l’area è interessata da oggetto di reato;
-una richiesta ufficiale di riedificazione della parte storica della caserma;
-il Comune con due denunce alla Procura della Repubblica sul groppone, una da parte della Capitaneria e una da parte della Soprintendenza. Ancora oggi ci chiediamo perché”.