Loris, il Riesame non fa sconti: Veronica Panarello resta in carcere
Nessuno sconto per Veronica Panarello: la mamma di Loris, presunta omicida, resta in carcere. Lo ha stabilito il tribunale del Riesame di Catania dopo una lunga udienza, che si era protratta per circa 18 ore. Il collegio dei giudici ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato difensore della donna, Francesco Villardita. Che adesso commenta: “Abbiamo appreso della decisione dei giudici: è un primo passo, ma soltanto in sede cautelare. Aspettiamo di leggere le motivazioni per ricorrere eventualmente in Cassazione. Resto convinto dell’innocenza della mia cliente e lo dimostreremo nelle sedi competenti”.
La decisione del Riesame è stata depositata in segreteria nel primo pomeriggio. Il dispositivo, però, non contiene ancora le motivazioni, che saranno rese note successivamente. E’ amaro il primo commento del padre di Veronica, Francesco Panarello, che ha sempre creduto alla versione della figlia: “Non ho parole. Ho solo voglia di piangere per le condizioni in cui ho visto mia figlia e per come la stanno trattando: nemmeno quelli al 41 bis…” ha detto l’uomo, 55 anni. Dopo la conferma della misura cautelare nei confronti di Veronica, è intervenuto anche il marito della donna, Davide Stival, attraverso il suo legale Daniele Scrofani: “Allo stato degli atti la decisione del Tribunale del Riesame è per il mio assistito la conferma di un’ipotesi dolorosa”. La Procura di Ragusa invece resta cauta: “Le indagini continuano, sia sull’indagata sia sugli scenari in cui il delitto è maturato. Per il resto le ordinanze non si commentano” ha spiegato il procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia.
Veronica Panarello è accusata di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. La donna, secondo la ricostruzione dei pm, avrebbe strangolato il figlio Loris, lo scorso 29 novembre, con delle fascette da elettricista e poi lo avrebbe scaricato in un canalone nei pressi del Mulino vecchio, a pochi chilometri dal centro abitato di Santa Croce. “Sono delusa, non vogliono credermi” avrebbe detto la donna dal carcere di Agrigento, dove è stata ricondotta al termine dell’udienza.
18 ORE DI UDIENZA: ECCO A COSA SI AGGRAPPAVA LA DIFESA