Veronica, la famiglia si spacca su Facebook. Ma non volevano il silenzio?
La zia (di Veronica) aderisce al gruppo di sostegno, il suocero (sempre di Veronica) vorrebbe chiuderlo. E’ solo l’ultimo “bisticcio” interno alla famiglia Stival sull’opportunità o meno di credere a Veronica Panarello, la donna di 26 anni accusata di aver ucciso il figlio. Loris da quasi 10 giorni riposa nel cimitero di Santa Croce, ma attorno a lui è tutto un gran polverone. Chi per primo si è scagliato contro i giornalisti – arrivando a insultarli – e la loro presunta “morbosità” (alimentata anche dall’attenzione dell’opinione pubblica), adesso continua a intasare i social network. Nemmeno le festività natalizie e l’attesa sul pronunciamento del Tribunale del Riesame (atteso il 31 dicembre) sembrano placare gli animi. Solo il padre di Loris, Davide, nella sua immensità dignità, si è fatto da parte. E dopo un paio di dichiarazioni ha scelto di defilarsi. Gli altri no. Inizialmente avevano chiesto di non essere intervistati, di rispettare il loro dolore, di essere lasciati in pace. Ora, a parte poche eccezioni, va tutto alla rovescia.
Su Facebook è nato un gruppo di sostegno alla madre di Loris (“Veronica Panarello è innocente”), che nelle ultime ore ha superato il migliaio di seguaci. Fra questi la zia di Veronica, Antonella Stival, e il padre dell’indagata, Francesco Panarello. Ma qualcuno, in famiglia, quel gruppo ha chiesto di chiuderlo. Non si sa bene perché: forse ha smesso di credere all’innocenza della donna? O è infastidito dalle continue chiacchiere che un fatto di cronaca come quello del 29 novembre scorso può suscitare? Così il nonno di Loris, Andrea Stival, ha scritto un messaggio agli amministratori: “Avevo chiesto cortesemente di finirla con tutto questo cortile pubblico e di avere rispetto per le persone che stanno male. Finitela di scrivere commenti o di farvi i vostri film mentali, solo ed esclusivamente per il piacere di aprire la bocca. In privato avevo chiesto di chiuderlo e gentilmente ci avete mandato a quel paese. Ora basta”. Il gruppo non è stato chiuso, anzi ha progressivamente ingrossato le proprie fila. E il padre di Veronica, Francesco Panarello, ne fa un motivo d’orgoglio: “Tanta solidarietà per Veronica, ringrazio tutti. C’è un magazzino pieno di pacchi e indumenti per lei. Adesso stiamo facendo una colletta per l’avvocato perché sta lavorando tantissimo. Io sto dietro le quinte come un padre deve fare, guardo ogni cosa ma non prendo parola più di tanto. Non faccio l’attore in giro, ecco perché non ho parlato sino ad oggi”. In tutta questa tragica storia, è proprio il concetto di “dietro le quinte” che non convince. Assieme a numerose altre cose.