Da Copenaghen al museo di Kamarina: un sarcofago antico alla mostra Naufragi
E’ arrivato venerdì 19 dicembre, al museo archeologico Regionale di Kamarina (una masseria rurale di fine ottocento), sulla Santa Croce-Scoglitti, il sarcofago proveniente dalla Glyptoteca di Copenaghen con dei bassorilievi sui fianchi che raccontano un naufragio (quelli del terzo secolo dopo Cristo). Ad accogliere il prezioso reperto c’era Giovanni Di Stefano, direttore della Sezione Beni Archeologici della Soprintendenza di Ragusa. La scena mostra tre navi che entrano in collisione e un marinaio che annega tra le onde. I trasporti commerciali che hanno segnato il Mediterraneo, i legami tra i popoli dell’area e la loro storia, i reperti e gli aneddoti. Tutto questo farà parte della mostra che si aprirà dal 30/12 (fino al 30/09/2015) dal titolo “Naufragi”. Nella mostra saranno esposti reperti archeologici relativi ai temi dell’approvvigionamento delle derrate e del commercio nel mondo romano, nel periodo della Tetrarchia, fra Diocleziano e Costantino. La presentazione degli oggetti rinvenuti nei relitti e di scene raffiguranti momenti tragici del naufragio e dell’affondamento ci permettono di ipotizzare le modalità del trasporto delle merci, i generi di prodotti commercializzati e le rotte che venivano intraprese nel 3° sec0lo d. C. In particolare nella mostra saranno esposti un sarcofago proveniente dalle collezioni della Glyptotek di Copenaghen e i reperti di due relitti rinvenuti lungo la costa meridionale della Sicilia, a sud di Camarina.
Il sarcofago della Glyptotek di Copenaghen IN 1299
Il sarcofago della Glyptotek di Copenaghen IN 1299 (1) Il sarcofago (cm 178 X 52 X 54), in marmo bianco con tracce di colore originario, presenta sulla fronte una scena, in bassorilievo, con tre navi in un porto e un personaggio caduto in mare. Alle due estremità si scorgono un faro e una villa-marittima con dei personaggi. Sui lati corti del sarcofago sono incisi scudi, lance e doppie asce. Forse la scena di naufragio raffigurata nel sarcofago si riferisce al suo proprietario, cioè alla persona che vi fu inumata. Questo personaggio, si ipotizza un mercante o un armatore, può essere stato l’uomo in mare o colui che assiste al salvataggio. Le navi raffigurate nella scena che decora il sarcofago possono essere delle imbarcazioni da carico (delle corbitae) di cui si intravedono la poppa, la prora, il timone, le vele e le cabine. L’imbarcazione di sinistra traina una piccola scialuppa e vicino alla nave al centro della scena c’è un uomo in mare. Tutte le imbarcazioni sono governate da tre personaggi nudi. Probabilmente queste navi trasportavano le merci per il servizio dell’annona ed erano arrivate a Portus (Ostia) a cui si potrebbe riferire il faro a gradoni. Il sarcofago si data al III° sec. d. C., durante il periodo della tetrarchia voluta da Diocleziano che divise l’impero in due prevedendo due Augusti e due Cesari. In questo periodo i burocrati ed i militari vivevano in edifici sontuosi e tendevano, attraverso i linguaggi formali (espressionismo) e con l’utilizzo di nuove iconografie simboliche, ad autocelebrarsi. La scena del sarcofago, forse relativa ad un avvenimento reale vissuto dal personaggio a cui fu destinata la cassa, nel panorama figurativo dell’età tetrarchica per questi aspetti realistici è un vero unicum.
Il naufragio di Randello
Il relitto rinvenuto in località Randello è quello di un’imbarcazione che trasportava, verso il 330 d. C., all’interno di anfore, fabbricate nell’odierno Portogallo, pesce salato tipo garum (salsa di interiora di pesce). Il pesce utilizzato era la sardina philchardus. Le anfore, della capienza di circa 22 litri, dovevano essere originariamente sistemate all’interno della stiva della nave che al massimo doveva trasportare 130-200 contenitori per un totale di 3.000 Kg di prodotto.
Il naufragio di Femmina Morta
Il relitto rinvenuto in località Femmina Morta è relativo ad un mercantile che agli inizi del IV sec. d. C. trasportava un carico di anfore provenienti dal Nord Africa (dalla Byzacena e dalla Zeugetania) con olio e garum (anfore tipo Africano II D, Africano II B, tipo Africano II C) ma anche anfore della penisola spagnola (Dressel 23 e Al magro 51). Nella nave c’erano anche ceramiche da mensa (scodelle, piatti e vassoi) in sigillata africana (tipo D), che dovevano essere vendute. I relitti rinvenuti lungo la costa di Camarina confermano che nel IV° sec. d. C. era attiva una rotta commerciale verso i mercati del Mediterraneo centro-occidentale per esportare garum, vino e olio.
(foto 2 di Gianni Giacchi)