Storia di sindaci e giunte nel comune di S.Croce: Peppe Pluchino riporta a galla il suo volume
Un interessante volumetto edito qualche anno addietro dall’amministrazione Schembari, frutto del lavoro dell’ex assessore al Bilancio dott.Giuseppe Pluchino, è rispuntato in questi giorni proprio per merito dell’autore. In questo “lavoro” viene ripercorsa l’evoluzione delle Giunte Comunali dal dopoguerra ad oggi. La sintesi fatta da Pluchino all’interno del volume è frutto di ricerche da lui compiute quando decise di produrre la propria tesi di laurea in Scienze Politiche. La lettura scorre veloce, emerge uno spaccato di vita politica molto movimentata, di assoluta instabilità. I sindaci, fino all’avvento del suffragio diretto per eleggerli, duravano lo spazio di una mattina a parte qualche rara eccezione. Il primato di longevità spetta a Peppino Mandarà (P.C.I) e Orazio Gulino (D.C.). Mentre altri comuni limitrofi si caratterizzavano per una connotazione politica ben precisa (ad esempio Vittoria e Comiso con tradizione di sinistra, mentre il capoluogo Ragusa, tradizionalmente a trazione democristiana), a S.Croce lo scenario politico cambiava spesso con una certa alternanza fra gruppi e coalizioni: Giunte di centrosinistra e Giunte di Centro, a volte anche di centro-destra. A S.Croce erano sempre di attualità esperimenti politici, partiti notoriamente avversari che, di tanto in tanto, si trovavano a governare insieme. Naturalmente l’instabilità regnava sovrana proprio a causa e per effetto dell’eterogeneità delle coalizioni. Tante le foto a corredo all’interno del volumetto: sono presenti tutti i Sindaci dal 1946 fino a Lucio Schembari, ultimo al momento della stampa. L’autore ha voluto dedicare questo lavoro a tutti i cittadini santacrocesi ma soprattutto alla madre, cui è rivolto il seguente pensiero: “Non esiste separazione definitiva finché rimane il ricordo”. Un ottimo lavoro, consegnato alle vecchie e nuove generazioni affinché il ricordo, appunto, rimanga, aiutando a capire chi siamo, da dove veniamo e dove intendiamo andare.
Salvo Dimartino