Lo scrittore vittoriese Giorgio Giurdanella presenta “Il viaggio. L’incanto della piccola principessa”
Per le piccole principesse di ieri e per le sognatrici di oggi, per chi crede nella magia dell’amore inatteso che sconvolge e travolge come un uragano, consigliamo il romanzo d’esordio di Giorgio Giurdanella: “Il viaggio. L’incanto della piccola principessa”. Un viaggio su un’isola straordinaria quanto selvaggia e l’incontro con un’affascinante e misteriosa donna sono un cocktail ben mixato con cui l’autore vittoriese ha descritto la propria esperienza personale trasfondendola in una storia dal sapore antico quanto ricercato.
D: L’idea di scrivere un romanzo è stata casuale o meditata?
R: Non sempre tutto ciò che si riesce a realizzare durante quello “straordinario viaggio” che ognuno compie nel corso della propria esistenza può essere previsto, pianificato o prestabilito. Mai avrei immaginato, e se qualcuno me lo avesse predetto lo avrei preso per matto, che il mio diario privato, scritto a seguito di un’esperienza di studio, sarebbe potuto diventare una strabiliante narrazione di fatti, intelligibile a quanti fermamente credono in quei valori a cui anelano per tutta la vita. Niente succede per caso! Nella storia che racconto mi è capitato di vivere un “qualcosa” di così incredibile, straordinario e vero che ha avuto la “forza” e la capacità di modificare, almeno in parte, il mio modo d’essere.
D: Questa opera prima è autobiografica fino a che punto?
R: Va da sé che, scaturendo da un diario privato, questo mio primo lavoro letterario non può non essere autobiografico. Il fedele racconto della storia vissuta, le emozioni, le sensazioni provate e descritte, gli avvenimenti che si sono susseguiti ed i luoghi visitati sono reali: nulla è lasciato all’immaginazione, ad eccezione di quello che per gli addetti ai lavori è la “resa letteraria”. La vita mi ha fatto un grande dono: mi ha dato la possibilità di incontrare una meravigliosa persona con la quale sono riuscito ad instaurare un legame difficile da spiegare e da descrivere, quasi si trattasse di un misterioso fenomeno della natura destinato a durare per sempre.
D: Il titolo ‘Il viaggio” anticipa l’elemento dominante che funge da cornice all’intera opera, invece il sottotitolo “L’incanto della piccola principessa” fa pensare ad una precisazione, un’aggiunta sopravvenuta. Può un viaggio diventare magico, incantato come una favola?
R: Svariate sono le motivazioni che inducono le persone a spostarsi continuamente da un capo all’altro del globo terrestre. Di durata breve o lunga e secondo le esigenze di ciascuno, un viaggio può avvenire per ragioni di lavoro, di studio o di istruzione; può essere fatto per cause di salute o di svago e, ancora, per motivi sentimentali o di lutto. Voglio però precisare che, per me, non esiste solo il viaggio fisico; esiste anche quello interiore, dal quale emerge una continua ricerca di quei valori e quei sentimenti che risultano appaganti all’essere che è in ognuno di noi. E se questo avviene per un fortuito incontro a seguito di “quel viaggio”, allora esso può veramente acquisire i contorni di un incantesimo favolistico. Non è un caso, quindi, la scelta del titolo del mio libro: ho voluto contrapporre un elemento realistico (Il Viaggio) con qualcosa di straordinariamente magico (L’incanto della piccola principessa) per configurare due strutture psichiche conviventi nella mia mente ormai adulta e dare vita, così, ad un pensiero costante e frequente della realtà “fatata” vissuta in terra d’Irlanda.
D: Chi è la piccola principessa?
R: Se penso ad un’alba, ad un tramonto, alle acque quiete di un laghetto di montagna, ad un prato verde e ad un torrente che lo attraversa, allora vedo lei. La piccola principessa è Kara, protagonista indiscussa della mia storia, una ragazza francese incontrata per caso in Irlanda e con la quale ho vissuto questa esperienza. Il titolo di principessa è dato non per le sue origini nobiliari, ma per la sua disarmante bellezza, la sua grazia, i suoi profondi occhi blu, la sua intelligenza, il suo modo di incedere e di comportarsi ma, soprattutto, per la sua nobiltà d’animo.
D: Potrebbe definirsi, questa, una storia d’amore d’altri tempi, pur essendosi sviluppata ai giorni nostri?
R: Certamente, per niente paragonabile ad alcune storie d’amore che quotidianamente ci vengono snocciolate dai mass-media. Se alla base di ogni rapporto si pongono i sani principi concernenti i fondamenti della morale ed i valori umani, allora si può pensare ad una storia d’altri tempi dove hanno la prevalenza il rispetto, la dedizione, la comprensione, la fedeltà, l’altruismo, l’amore incondizionato “nella buona e nella cattiva sorte”. La mia è, “semplicemente”, una storia d’amore moderna ma dal sapore antico. Un ritorno ai veri valori della vita che in questa società sembrano sia siano persi e sgretolati. Vi auguro di scoprirne l’incanto, la meraviglia, lo splendore e soprattutto lo stupore degli attimi che ho vissuto e vi accorgerete che ognuno di noi è capace di amare, grazie all’amore che ti ama, che sta lì inerte, dietro l’angolo ad aspettare che tu te ne accorga… e quando succede, a volte, è forse troppo tardi.
D: Secondo lei l’amore è ancora in grado di creare dei veri sconvolgimenti nella vita di una persona?
R: L’amore vero “sì”. Quando ci si identifica nella persona amata e si sente di essere un tutt’uno con lei, con il cuore di entrambi che battono all’unisono, lo scombussolamento, lo scompiglio e il rimescolio sono tali da non riconoscersi più nella persona di prima. Quando l’amore arriva ti sconvolge la vita senza chiederti il permesso, è un uragano di emozioni incontrollabili che ti travolge dentro e fuori, un brivido che attraversa tutto il corpo, un sentimento che non può morire mai.
D: Quali sono i suoi progetti futuri? C’è un altro romanzo in cantiere?
R: Non sono certo favorevoli, soprattutto per i giovani, i tempi che stiamo vivendo. Parecchi sono i progetti e molte le speranze per i periodi a venire, tanti sono i sogni che mi auguro di realizzare. Permettetemi però, scaramanticamente, di evitare di enumerare gli uni e le altre. Cercherò, intanto, di conciliare il mio lavoro forense, che svolgo con grande interesse ed entusiasmo, con la possibile futura realizzazione di qualche altra opera letteraria, anche perché mi sento incentivato e incoraggiato dai tanti miei cari ed affettuosi lettori.
Antonella Galuppi
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