Quasi inghiottito dal mare, Raffaele Agnello racconta la disavventura: “Ho visto la Madonna…”
I miracoli a volte accadono e poter raccontare di esserne stato protagonista è una sensazione indescrivibile. E proprio miracolato può dirsi Raffaele Agnello, ex segretario del comune di Santa Croce Camerina, che è vivo per un soffio a causa di un naufragio che lo ha visto coinvolto insieme al caro amico Giovanni Bellio. Lunedì mattina alle 8:30 i due erano usciti in barca dal porticciolo di Punta Secca per andare a pesca al largo, in un luogo a loro familiare. Dalle 9 alle 12 si erano lasciati trasportare dalla corrente assaporando la quiete che solo i pescatori sanno percepire entrando in simbiosi col mare. “Verso le 12 meno un quarto si è alzato un po’ di mare – racconta Agnello con la voce incrinata – e stavamo decidendo di rientrare. Allora ho notato che in uno dei due fori della barca c’era dell’acqua. Ho acceso il motore per cercare di fare uscire l’acqua ma dopo qualche minuto la barca ha iniziato ad appopparsi in modo veloce. Ho aperto la parte dove ci sono il motore e la batteria e l’ho trovato pieno d’acqua, al limite della batteria. Ho cercato di togliere l’acqua per svuotare la barca, ma per metà la barca era già appoppata”. La perplessità di Agnello nasceva dal fatto che la barca il giorno prima aveva subito tutti i controlli necessari e anche prima della partenza era stata da lui attentamente esaminata prima di prendere il largo. Vista la gravità della situazione, che non lasciava via di scampo, i due hanno dovuto utilizzare i mezzi di soccorso disponibili. “Ho dato la ciambella ed il giubbotto di salvataggio a Giovanni ed io mi sono preso gli altri – continua nel suo racconto Agnello -. Col telefono ho chiamato il 1530 e intanto la barca sprofondava. La mia ciambella era munita di una corda che è rimasta impigliata nella barca e quando questa è affondata mi ha trascinato nell’acqua. Quindi l’ho dovuta mollare e sono rimasto in superficie. Avevo solo il giubbotto di salvataggio”. Si trovavano a circa 5 miglia e mezzo dalla costa e la corrente li trasportava sempre più in là, verso Pozzallo. “Ad un certo punto Giovanni ha avuto un crampo – procede Agnello – e non poteva muovere le gambe. Io sono stato otto ore a muovere le gambe in continuazione. Poi, a circa 100 metri ci passa vicino una barca bianca con i vetri scuri. Ho avuto la sensazione che si fermasse, ma forse ci ha scambiati per clandestini ed ha proseguito. Dopo ci è passata vicinissima anche una barca a vela e speravamo che questa, non avendo motore, si fermasse potendoci vedere meglio, invece niente”.
Giovanni Bellio era intorpidito e Raffaele Agnello ha cercato di affiancarlo per infondergli calore e coraggio, anche se cominciava a tramontare il sole e le loro speranze erano ridotte al lumicino. “All’improvviso abbiamo sentito un rumore, era una barca che si avvicinava – racconta ancora Agnello -, così abbiamo alzato la ciambella e ci hanno visti. Per me è stato come aver visto la Madonna di Portosalvo”. E’ esattamente una visione quella che ha avuto Raffaele Agnello, tre angeli su una barca erano arrivati a salvarli. Si trattava di tre persone della guardia ausiliaria, il signor Lo Monaco col figlio ed un altro collega, che per la loro esperienza hanno deciso di battere la zona di Pozzallo intuendo che la corrente li avrebbe potuti trascinare ben oltre la zona in cui si trovavano in origine. “La Capitaneria di porto era stata avvisata – aggiunge Agnello – perché non vedendoci rientrare tra le 13-13:30 si era creato un po’ d’allarme. Le ricerche miravano alla ricerca di una barca e non di due naufraghi. Il mio telefono era caduto in mare ed ho appreso, successivamente, che quando qualcuno provava a chiamare squillava liberamente e poi si attaccava la segreteria, quindi pensavano tutti che noi fossimo sulla barca. Hanno fatto venire un aereo da Catania, ma volava sottocosta, noi invece eravamo a nove miglia di distanza”. Nonostante i momenti terribili attraversati, Raffaele Agnello ci tiene a precisare: “Non si deve perdere mai la calma e occorre tenere tutti i mezzi di sicurezza a portata di mano. Bastava che avessi avuto il cellulare dentro una custodia impermeabile e tutto sarebbe cambiato. Non è sufficiente far revisionare la barca, questo sì, ma i mezzi di salvataggio sono importantissimi. Da dove è entrata l’acqua nella barca e cosa è successo non lo so, so solo che nell’arco di 2-3 minuti la barca è andata giù completamente. Fortunatamente mia moglie quel giorno non è venuta con me…”. Ci vorrà del tempo a Raffaele Agnello e Giovanni Bellio per dimenticare questa terrificante avventura, ma raccontarla è servito un po’ ad esorcizzare la paura e ricordare a tutti che non bisogna mai abbassare la guardia, specialmente quando si va per mare.
Antonella Galuppi
1 Comment
Grazie Antonella per il posting!
Ho uno zio eccezzionale.
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