Ragusa, il mistero dell’Università: per salvarne quel che resta andrebbe rottamato chi amministra
“Essere o non essere, questo è il dilemma”, così inizia il soliloquio che apre la prima scena del terzo atto della tragedia ‘Amleto’ di William Shakespeare. Parafrasando quanto stamani si legge nei vari comunicati provenienti sia dagli studenti e famiglie degli studenti della Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature Straniere Sede di Ragusa, sia da una ‘precisazione’ a firma P.P. pubblicata su ‘Ragusa Oggi’, possiamo ben affermare: “Questa Università Iblea ha o non ha un futuro?”. Il Prof. Lucio Maggio, Direttore Generale dell’Università di Catania, il 23 gennaio ha dichiarato: “Sul mio tavolo ho ricevuto la bozza predisposta dal Commissario del Comune di Ragusa e, l’indomani, quella firmata da tutti. L’altro ieri, infine, è giunto un emendamento mandato dal Dott. Francesco Lumiera” (intervista sul quotidiano La Sicilia). Lo stesso si augura, forse con pizzico d’ironia, che non arrivino altre bozze prima del 28 gennaio, data in cui dovrebbe essere firmato l’accordo tra il Consorzio Universitario, gli Enti Provincia e Comune di Ragusa e l’Ateneo catanese. Il motivo della presentazione di altre bozze scaturisce dalla controversia esistente su come definire la somma pregressa di euro 264.000,00: destinata alla ‘ricerca’, come riportato nella vecchia transazione, oppure debito dell’Ateneo nei confronti del Consorzio? Perché quest’argomento non è stato trattato (almeno così pare) durante l’incontro che ha avuto luogo in Prefettura? Perché lasciare zone d’ombra? A chi giova? A chi attribuire le responsabilità della possibile scomparsa dell’Ateneo da Ragusa? Sono delle domande cui qualcuno dovrà pur rispondere, anche perché molti soldi pubblici (di tutti noi) sono stati utilizzati per creare e far vivere questa struttura. Gli studenti, nella loro nota, richiamano alla memoria anche altri fatti, ad esempio “l’istituzione della Facoltà di Medicina priva di cliniche fin dal primo giorno di vita e perciò condannata a morire ancor prima di nascere, il laboratorio Cires 2 Bioform, voluto dalla stessa Facoltà, finanziato con soldi pubblici, ospitato, forse ancora oggi, nei locali dell’Asi e inutilizzato, il laboratorio multimediale di Piazza Carmine, un centro di calcolo con 128 postazioni, realizzato con fondi europei, obsoleto senza essere mai stato usato se non dai topi che vi risiedono, la casa dello studente di palazzo Castillett, costata 1 milione di euro, inaugurata in pompa magna nel 2010, anch’essa oggi al servizio dei topi e dei vandali. Che dire poi dei servizi di consulenza del lavoro affidati a uno studio di consulenza esterno (formare dei dipendenti sarebbe stato forse più opportuno e sicuramente meno costoso) e dei servizi di pulizia esternalizzati nonostante il Consorzio abbia assunto, nel 2010, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, tre unità di personale con la qualifica di pulizieri”. Se questi fatti corrispondono alla realtà, perché la Corte dei Conti non è mai intervenuta? Siamo convinti, a questo punto, interpretando ciò che vorrebbe la collettività della nostra provincia, che sarebbe opportuna la “rottamazione” di chi amministra per salvare ciò che resta dell’Università Iblea, fonte di cultura, lavoro e progresso.
Ermocrate