Al ‘Naselli’ di Comiso in scena ‘La Bella e la Bestia’: grande successo per una fiaba che fa riflettere
In un’epoca in cui facilmente si tende a etichettare i ‘brutti’ e i ‘belli’ secondo il loro aspetto esteriore, sorvolando sulle effettive interiorità culturali, sentimentali e relazionali, il cercare uno spunto di riflessione nella messa in scena di una fiaba è sicuramente da elogiare. Kreatimondo e Artedanza Tersicore hanno messo in scena al Teatro Naselli di Comiso il musical in due atti ‘La Bella e la Bestia’ con la regia di Tiziana Bellassai. La fiaba, attribuita nella versione moderna alla scrittrice Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, inizia così: “Benché avesse tutto quello che poteva desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo. Accadde però che una notte d’inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò; ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse, e apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò in un’orrenda bestia, e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Se avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta, l’incantesimo si sarebbe spezzato. Chi avrebbe, in ogni caso, potuto amare una Bestia…………?”. L’ottima interpretazione di Biagio Giannì nel ruolo della Bestia, di Stefania Aronica in quello di Belle e di Filippo Rosano, Angelo Agosta e Riccardo Cocuzza nei ruoli rispettivamente di Gaston-DinDon, Maurice e Lumiere, ha incantato gli spettatori che nelle serate del 4 e 5 gennaio hanno riempito il Naselli. Il coro diretto da Maria Lucia Faro e le coreografie di Roberta Piccilli hanno fatto da contorno alle varie scene che dalla comparsa della fata, man mano, hanno condotto la fantasia degli spettatori all’epilogo finale della trasformazione della Bestia nel Principe dopo la celebre frase di Belle: ”Io ti amo!”. Come recita il testo di una canzone, questa è una storia ‘vera più che mai’. La società odierna porta spesso l’individuo all’isolamento, sia per il marcato influsso dei mezzi di comunicazione legati al mondo informatico, sia per l’inaridimento dei valori legati alla compartecipazione dei sentimenti. Ritrovare dentro se stessi il germoglio dell’amore che muove il mondo fa percepire anche l’altro che ti ama e questo processo di rinnovamento ci rende sicuramente protagonisti attivi della nostra vita e del nostro destino. E’ possibile che la visione di uno spettacolo possa scatenare questi pensieri? Proprio così, come scrive ‘compagnia4cambi’: “Il teatro rimane un gioco che si perpetua da venticinque secoli, un magnifico gioco e, come tale, ha bisogno del nostro cuore bambino, ha bisogno di occhi stupiti che guardino incantati alle magie di questa “città dell’effimero”, con le sue bolle di sapone, con i suoi aquiloni alti nel cielo”. Il teatro è cultura e la cultura genera sentimenti.
Ermocrate
1 Comment
Complimenti! Hai colpito nel segno! Amare il Teatro e’ come amare l’umanita’ che in questo momento di smarrimento,ha bisogno di ritrovare i veri valori della vita:amore
rispetto e giustizia sociale!.
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