La crisi agricola peggiore degli ultimi quattro anni: “Non sorge più il sole”
Un leggerissimo rialzo dei prezzi – seppur minimo e incapace di coprire i costi di produzione – non fa tornare il sorriso sul volto dei produttori agricoli della fascia trasformata. La situazione è più o meno invariata rispetto a un paio di settimane fa, quando Guglielmo Occhipinti, dalle pagine di Santa Croce Web, lanciò l’allarme. A distanza di pochi giorni la zucchina è passata da 20 a 60 centesimi al chilo: “Ma noi ne investiamo dai 70 ai 75 per produrla” spiega il nostro interlocutore, che da quarant’anni si spende in prima persona per la categoria. Melanzana e cetriolo hanno visto innalzare lievemente il proprio valore di mercato. Ma l’unico prodotto che andava benino, ossia il pomodoro, nella giornata di ieri è rimasto invenduto. Comunque giri, questa ruota è un disastro.
I due motivi con cui gli addetti ai lavori spiegano il dramma agricolo sono il calo vertiginoso delle vendite al consumo e la concorrenza dall’estero, spesso sleale: “Ci sono pochi controlli, alcuni fatti molto male, alle dogane e nei porti – si lamenta Occhipinti –. Inoltre c’è la crisi, e la gente spende meno. Nessuno immette liquidità sul mercato. Data la richiesta più esigua, la grande distribuzione acquista una materia prima scadente, spesso dall’estero: costa meno, ma non garantisce gli stessi standard di qualità. E così a rimetterci sono gli agricoltori siciliani”. Anche se la crisi è generalizzata e pure i produttori di mele del Trentino ne risentono. “Siamo all’assurdo – sbotta Occhipinti – Da un lato siamo tenuti a pagare i nostri dipendenti 70 euro per sei ore e mezza di lavoro, giustamente aggiungo, dall’altro non possiamo rientrare nei costi di produzione. Se tutto girasse un pochino meglio, la mattina avremmo più voglia di alzarci e andare a lavorare. Penso che questa crisi agricola sia la peggiore degli ultimi quattro anni. E quando il sole non sorge per noi, è l’economia tutta a risentirne”.
Il paragone è impietoso anche rispetto a dodici mesi fa, quando “la campagna è andata nettamente meglio. Adesso invece ascoltiamo le solite promesse da campagna elettorale. Parlano tutti di made in Italy, ma nessuno, concretamente, riesce ad attuare provvedimenti in grado di risollevare le sorti dell’agricoltura e dell’ortofrutta”. Occhipinti nelle prossime ore cercherà di attivare alcuni canali di sua competenza, a partire dalle associazioni di categoria: “Anch’esse devono fare la loro parte. Ho già sentito il presidente provinciale di Coldiretti, Gianfranco Cunsolo, che nelle prossime ore contatterà i vertici dell’associazione a livello regionale e nazionale per smuovere un po’ le acque. Io, invece, chiedo un confronto ai nostri deputati regionali: finora, sul tema, registro un silenzio e un vuoto incolmabile. Vorrei confrontarmi con l’onorevole Assenza, con l’onorevole Ragusa e con quanti siano disponibili a incontrarci, per sollecitare delle soluzioni. Devono fare qualcosa per risollevare la nostra economia, che di questo passo è destinata morire”. Gli inviti potrebbero estendersi oltre: “Sarebbe bello, anche in campagna elettorale, che il Ministero dell’Agricoltura avviasse una campagna di promozione e sponsorizzazione delle eccellenze italiane. Capisco che siano presi da altre cose, ma quando si riveste un incarico pubblico è necessario onorarlo fino alla fine”.