Rifiuti e fumarole: la fascia costiera si riempie di sostanze tossiche
Si continua a chiamarle “fumarole”, ma poco viene fatto per prevenirle. E’ quanto ci racconta la signora M.A., di Punta Secca. “Da una decina di giorni, subito dopo la mezzanotte, l’aria è irrespirabile. E se controlli vengono fatti dalla locale polizia municipale e protezione civile, non vanno oltre quegli orari”. Sono i piccoli incendi volontari a cui è possibile assistere quasi ogni notte tra Marina di Acate, Scoglitti e Punta Secca, fino all’ultimo lembo di fascia trasformata ispicese. Si bruciano sterpaglie, residui vegetali, rifiuti contenenti plastica, polistirolo e materiale sintetico, tutti provenienti dall’attività agricola.
Le “fumarole” sono diventate, soprattutto nel periodo estivo, quando sono severamente vietate dalle normative vigenti e da ordinanze comunali, un fenomeno deplorevole, pericoloso per la salute di residenti e villeggianti per via dei fumi nocivi e delle sostanze che si sprigionano dalla combustione, come la diossina. Senza contare il grave danno dal punto di vista dell’attrazione turistica delle nostre spiagge. A puntare il dito contro questo modo scorretto di smaltire i rifiuti prodotti dall’attività agricola è FareAmbiente, che denuncia quanto accade nelle zone costiere e in particolare a Passo Marinaro, Punta Braccetto, Torre di Mezzo e Punta Secca, chiedendo l’intervento della polizia provinciale. “Nel territorio santacrocese, visto pure l’aumento del 10% della Tari, i rifiuti continuano ad essere abbandonati senza ritegno nei cigli stradali e non per ultimo, nuovamente nelle aree ripulite qualche settimana fa, dove adesso insistono i cartelli di area video sorvegliata. Occorre sicuramente impegno, controlli e la sorveglianza necessaria affinché le segnalazione, le denunce e le multe possano debellare l’evasione e il continuo abbandono di rifiuti indifferenziati”.