Torre di Mezzo, la stradina è un imbuto. E l’ambulanza non ci passa
L’ambulanza rimasta “incastrata” per qualche minuto nell’unica via d’accesso alla spiaggia di Torre di Mezzo, frazione di Santa Croce Camerina, è l’immagine inquietante che ci lascia in eredità il weekend. Alcuni bagnanti, domenica pomeriggio, hanno chiamato il 118 dopo aver notato le difficoltà di una ragazza, vittima di un malore (per fortuna non grave). Ma i soccorsi hanno ritardato a causa delle auto parcheggiate selvaggiamente sul bordo della strada d’accesso allo chalet, trasformata in un pericolosissimo imbuto. A denunciare l’episodio, su Facebook, è stato il consigliere comunale Gaetano Riva, che parla di un “fatto gravissimo che testimonia la mancanza di regole, l’assenza di un piano di viabilità, l’incompetenza e la negligenza di chi avrebbe dovuto “gestire”, “organizzare” e “prevenire” e non l’ha fatto”.
In quella ‘trazzera’, battutissima da auto e scooter, è praticamente impossibile circolare nei due sensi di marcia. Ma anche in una sola direzione, stando alle testimonianze fotografiche di ieri. A causa di una vettura parcheggiata di sbieco su una duna, infatti, i sanitari hanno faticato a individuare il pertugio e farsi largo. Soltanto l’intervento tempestivo di un automobilista, che ha spostato il proprio veicolo per liberare la strettoia, ha consentito al mezzo di raggiungere la spiaggia, dove la ragazza – comunque – era rimasta vigile e sotto osservazione.
Pericolo scampato (questa volta). Ma la criticità di quell’area, nonostante l’ampio parcheggio ricavato (dai titolari) alle spalle dello stabilimento, è nota da sempre. Specie in concomitanza coi flussi della movida estiva, che paralizzano il traffico in entrata e uscita, provocando code infinite. Oltre alla richiesta di una presenza più assidua delle forze dell’ordine – che devono fare i conti con i noti problemi d’organico – sarebbe opportuno un piano di viabilità alternativa, che “depuri” la stradina dalla sosta selvaggia e dagli avventori incivili. Il problema è sotto gli occhi di tutti. Speriamo che non debba gravare, un giorno, sulla coscienza di qualcuno.