Quel banco dell’ortofrutta non sarà più lo stesso: addio per sempre, Giò
La cronaca impone di parlarne, quando – forse – basterebbe il silenzio e una preghiera. Magari qualche minuto di riflessione sul valore della vita e, soprattutto, sul valore delle persone. Su quanto sia importante coltivare i rapporti e, soprattutto, saperli gestire. Alimentarli sempre di amicizia nuova. Di gesti utili e di parole gentili.
Spesso ce ne dimentichiamo.
Parlare della morte, di per sé, è inutile. Quando lo fai s’è già portata via qualcuno. Non fa sconti e non concede seconde chance. L’unica cosa che non riesce a fare – giammai – è cancellare il ricordo e il vissuto. Le cose viste e sentite.
Di Giovanni, nostro “fratello”, tutti dicevano un gran bene. Chi l’ha frequentato non può che confermare. Chi l’ha conosciuto tra i banchi dell’ortofrutta, attraverso un gesto cordiale, ha apprezzato la sua stoffa di persona gentile, affabile, generosa. Ne ha colto, dietro l’uso pacato e sobrio dei social, l’attivismo civico, l’amore ammaccato e sofferente per il suo paese, la forza di idee mai banali. Il tifo per la squadra del cuore, le amicizie più profonde e l’amore per una ragazza che non lo riavrà.
Mercoledì la comunità di Santa Croce ha perso un amico e un ragazzo per bene. E il nostro cordoglio, il cordoglio di tutti, non servirà a riportarlo fra noi. Né farà da scudo alla sofferenza immane di una famiglia mozzata dalla strada. Distrutta. Non ci rimane che la forza del coraggio, e un tentativo – forse sterile, o forse no – di provare a darne a chi in queste ore lo richiede in silenzio. Pronunciando, magari, una semplice preghiera. Ciao Giò.