“Non guidava Andrea”: ecco la verità su quella maledetta notte
“Tutte le circostanze ed i riscontri oggettivi sull’autovettura Renault Twingo targata xxx inducono a ritenere che alla guida del mezzo non vi fosse Andrea Guarino”. Sono queste le conclusioni a cui è giunta la perizia relativa all’incidente del 10 settembre 2019, verificatosi sulla strada comunale 35 Santa Croce-Punta Secca. Il 27 settembre, Andrea, vent’anni, avrebbe perso la vita all’ospedale Cannizzaro di Catania a causa di un grave politrauma, lasciando sgomenti famiglia e amici.
A distanza di tempo, la perizia commissionata dalla famiglia (che ci ha concesso di visionarla) a un professionista dell’Ordine degli Ingegneri di Ragusa, e utilizzata nel procedimento civile instaurato davanti al Tribunale di Ragusa, ha smentito le prime ricostruzioni ufficiali e accertato nuove verità. Inizialmente, in base ai rilievi eseguiti sul posto dalla Polizia Stradale e alla testimonianza fornita dalla persona che viaggiava con Andrea, oltre che del primo testimone arrivato sul luogo del sinistro, sembrava che alla guida ci fosse Guarino. Si evince dai verbali della Stradale, consegnati alla Polizia Giudiziaria: “All’1.30 circa, Guarino Andrea, alla guida dell’autovettura Renault Twingo (…) percorreva la Strada Comunale 35 con direzione di marcia Santa Croce Camerina >> Punta Secca. Giunto in prossimità dell’intersezione con la strada comunale per Caucana, località ‘la Madonnina’, nell’affrontare una curva ad andamento destrorso, a causa della velocità non commisurata per le ore notturne ed alle condizioni della strada, nonché a causa dell’accertato stato di ebbrezza alcoolica, perdeva il controllo del veicolo”.
La famiglia, travolta dal dolore, non ha mai smesso di cercare la verità. La versione di chi viaggiava in compagnia di Guarino e la ricostruzione del perito coincidono su un elemento: cioè che il ragazzo non indossasse la cintura. Ma dopo aver esaminato la documentazione dei rilievi prodotta dalla Polizia Stradale, visionato i luoghi teatro del sinistro, il veicolo incidentato e la relativa documentazione fotografica, il tecnico incaricato è arrivato a un altro finale. Cioè che Andrea occupasse il sedile del passeggero, e non quello del conducente. Ecco cosa scrive: “Sull’auto si riscontra la rottura del parabrezza, con tipica conformazione a ragnatela, in corrispondenza del lato passeggero. Inoltre la convessità sulla superficie esterna indica che la rottura del parabrezza è stata causata da un urto proveniente dall’abitacolo. Al verificarsi dell’impatto contro il muro in pietra a secco, mentre il conducente era trattenuto dalla cintura di sicurezza, il trasportato non cinturato continuava a muoversi in avanti alla medesima velocità che possedeva il mezzo al momento dell’urto, collidendo con il capo contro la superficie interna del parabrezza e causandone la rottura”. E ancora: “Si rileva pertanto che il grave trauma cranico subito da Guarino Andrea è coerente e compatibile con l’urto contro il parabrezza del passeggero”.
Dopo il primo impatto contro il muro, a causa di “una violenta rotazione antioraria del mezzo intorno al punto di impatto”, Guarino, “non vincolato dalla cintura di sicurezza, veniva sospinto dalla forza centrifuga sul sedile posteriore”. Tanto che all’interno “dell’abitacolo venivano individuate numerose tracce ematiche, prevalentemente nello spazio di pertinenza dei sedili posteriori”. L’ingegnere, nel report, descrive le caratteristiche delle tracce di sangue e spiega che “sono coerenti e compatibili con il moto del corpo inerte del Guarino che, dopo aver subito il grave trauma cranico, per l’impatto con il parabrezza, veniva sbalzato, a causa della forza centrifuga, dal sedile anteriore passeggero al sedile posteriore sinistro”.
Tra i frammenti di vetro del finestrino anteriore sinistro, la polizia ha rinvenuto anche una ciocca di capelli che – evidenzia il perito – potrebbero appartenere a qualcuno del personale sanitario intervenuto per i soccorsi; oppure, se appartenenti alla persona che viaggiava con Andrea, “potrebbero essere rimasti impigliati nel momento in cui questa, sganciata la cintura di sicurezza, si posizionava sul sedile anteriore destro, rivolta verso quello posteriore per capire quali conseguenze” avesse riportato l’amico. “Questo spiegherebbe anche la circostanza riferita dal testimone xxx, che asseriva di aver visto l’altra persona “scendere dal lato passeggero”. Ma il passeggero era Andrea.
Da ultimo, non per importanza, va segnalato un fatto assai significativo: anche la compagnia assicurativa ha dimostrato di condividere la ricostruzione effettuata dal tecnico-perito incaricato (sebbene la stessa si ponga in netta antitesi con le conclusioni a cui era addivenuta la Polizia), tant’è che ha corrisposto ai familiari del presunto responsabile dell’incidente il risarcimento danni.