Confcommercio scrive a Musumeci: “Alleggerire i divieti o è la fine”
Confcommercio Sicilia ha trasmesso una nota al presidente della Regione e agli assessori alle Attività produttive e alla Salute affinché le misure previste nel Dpcm del 24 ottobre scorso possano essere mitigate per il territorio regionale atteso che, nell’isola, continua oggettivamente a registrarsi una diffusione del contagio diversa rispetto ad altri territori regionali. “Teniamo inoltre a rilevare che una chiusura tout court delle attività – è scritto nel documento firmato dal presidente regionale vicario Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, e dagli altri presidenti provinciali – dovrebbe essere quanto meno avallata e comprovata da adeguata documentazione istruttoria con dati statistici dai quali emergano che i contagi avvengano effettivamente in questi locali”.
“Non si può andare avanti – prosegue la nota – cercando da un lato di attutire i contagi da Covid mentre dall’altro si distrugge tutto, sia in termini economici che in termini di sanità. Oggi non sono operati nei tempi i malati di cancro, non si fanno i vaccini ai bambini e così via. Si rischia di demolire un’intera casa per riparare un tubo che perde. Le imprese hanno già fatto la loro parte durante il primo lockdown con la conseguente nefasta chiusura di migliaia di aziende e con l’attuale resistenza di altre che ormai però sono in ginocchio. Ci chiediamo cosa succederà se queste ulteriori restrizioni, in pratica un lockdown camuffato, non dovessero sortire malauguratamente gli effetti sperati. Inseguire i contagi è impossibile”.
“Ci rivolgiamo, accoratamente – è chiarito ancora – alla sensibilità del governatore ma anche alla sua responsabilità per incidere nelle scelte in Sicilia contemperando parimenti tra tutte le esigenze indifferibili, nessuna esclusa: sanitaria, economica e sociale. Chiediamo al governatore di avvalersi del nostro Statuto regionale in termini di autonomia dispositiva al fine di alleggerire le prescrizioni imposte dal Governo non solo per quanto attiene l’orario di chiusura dei pubblici esercizi (come previsto per pub, ristoranti, bar, etc.) rappresentati dalla Fipe che è una delle nostre associazioni all’interno della nostra organizzazione, ma anche per le attività che vengono del tutto inspiegabilmente inibite (palestre, piscine, cinema, teatri, etc.). Evidenziamo, altresì, che queste ulteriori misure non colpiscono solo le categorie interessate ma impattano pesantemente e trasversalmente su tutte le attività commerciali e terziarie”.
“Non possiamo non evidenziare, a titolo esemplificativo – sostiene Confcommercio Sicilia – la posizione assunta dal Trentino Alto Adige che, appellandosi alla propria autonomia statutaria, ha disposto il posticipo di orario di chiusura degli esercizi pubblici rispetto a quanto previsto dal Governo. Desideriamo sottoporre all’attenzione del governatore l’opportunità di adottare, per la Regione siciliana attraverso la propria autonomia statutaria, misure meno restrittive rispetto a quelle adottate dal Governo nazionale per i pubblici esercizi e disporre altresì l’autorizzazione all’apertura di attività ingiustificatamente chiuse (palestre, piscine, cinema, teatri) o la rimodulazione di attività per adesso del tutto bandite, sempre con il rispetto di numeri contingentati e con il rispetto delle doverose misure di prevenzione e sicurezza. I numeri, nella loro drammaticità, sono a supporto dell’appello a un decisivo intervento del governatore per porre in essere tutte le soluzioni possibili per scongiurare un tracollo insostenibile, rendendoci da subito disponibili ad un confronto sul tema”.