Spiagge, bambini e distanziamento: Punta Secca e la fatica delle regole
In questi lunghi e monotoni giorni di interminabile quarantena, spiluccando qui e la, tra le notizie che circolano in rete, può capitare di leggere quanto viene riportato dall’Ansa in tema di linee guida scritte a quattro mani da Inail-Iss per disciplinare come staremo in spiaggia o come ceneremo al ristorante.
Limitandomi al primo aspetto, quello dell’accesso alle spiagge, e restringendo ancor di più il campo, operando una qualche riflessione all’aspetto delle spiagge cosiddette “libere” (… ammesso che, nell’attuale contingenza, queste possano ancora considerarsi tali…), il richiamato Organo di informazione così testualmente riporta:
“””Su spiagge libere decisioni locali – Tenendo conto delle specifiche caratteristiche delle spiagge libere “dovranno essere localmente definite puntualmente le modalità di accesso e di fruizione, individuando quelle più idonee ed efficaci”. Dovranno essere affissi nei punti di accesso alle spiagge libere – si legge – cartelli in diverse lingue contenenti indicazioni chiare sui comportamenti da tenere, in particolare il distanziamento sociale di almeno un metro ed il divieto di assembramento. Va mappato e tracciato il perimetro di ogni allestimento (ombrellone/sdraio/sedia), – ad esempio con posizionamento di nastri – che sarà codificato rispettando le regole previste per gli stabilimenti balneari, per permettere agli utenti un corretto posizionamento delle attrezzature proprie nel rispetto del distanziamento ed al fine di evitare l’aggregazione. Tale previsione permetterà di individuare il massimo di capienza della spiaggia anche definendo turnazioni orarie e di prenotare gli spazi codificati, anche attraverso utilizzo di app/piattaforme on line. Tale modalità favorirà anche il contact tracing nell’eventualità di un caso di contagio. Dovranno poi “essere valutate disposizioni volte a limitare lo stazionamento dei bagnanti sulla battigia per evitare assembramenti”. Devono essere assicurate opportune misure di pulizia della spiaggia e di igienizzazione delle attrezzature comuni, come ad esempio i servizi igienici, se presenti. È opportuno, ove possibile, conclude il documento, affidare la gestione di tali spiagge ad enti/soggetti che possono utilizzare personale adeguatamente formato, valutando altresì la possibilità di coinvolgimento di associazioni di volontariato, soggetti del terzo settore, etc., anche al fine di informare gli utenti sui comportamenti da seguire”.”””
Orbene per quanti di noi frequentano la spiaggia di Montalbano o gli altri arenili di Punta Secca e che ben conoscono con quale straordinaria abilità i nuovi avventori della spiaggia riescono a piantare il proprio ombrellone se non proprio tra le tue gambe esattamente al limite del tuo asciugamano, facendo in modo che i lembi degli ombrelloni stessi si tocchino, sanno forse suggerire qualche utile indicazione a tutti coloro che, ahimè, saranno incaricati di mappare e tracciare il perimetro di ogni allestimento (ombrellone/sdraio/sedia) definendo così l’esatto posizionamento delle attrezzature attraverso l’utilizzo di nastri (?) e di vigilare poi sul corretto distanziamento sociale?
E vogliamo spendere anche qualche parola sul distanziamento tra i bambini? Quei bambini che nel nostro felice e gioioso Meridione sono così numerosi e socievoli nonché così bravi nell’inventarsi ed attuare giochi di sana (e chiassosa) aggregazione?
Mi chiedo se chi ha avuto l’illuminata idea di mettere a punto quelle indicazioni:
“””Bambini in spiaggia con distanziamento sociale – “Deve essere garantita vigilanza sulle norme di distanziamento sociale dei bambini in tutte le circostanze”
ricordando anche che bisogna nel complesso
“evitare promiscuità nell’uso di qualsiasi attrezzatura da spiaggia, possibilmente procedendo all’identificazione univoca di ogni attrezzatura”.”””
ha mai avuto a che fare con uno o più bambini, di quelle incontenibili creature che possiamo agevolmente incontrare nei vicoli delle splendide cittadine del Sud o sulle nostre spiagge, quei bambini che sin dalle prime luci del giorno e fino agli ultimi raggi di sole corrono, giocano, si tuffano, si rotolano nella sabbia costruendo castelli o scavando buche da riempire di acqua?
Sono bambini che, per dirla in gergo, hanno i cosiddetti sette spiriti e sono assai più duraturi di qualsiasi batteria Duracell…
Ogni dubbio sulla piena conoscenza della realtà appare più che legittimo.
Compito sicuramente arduo sarà poi quello di “assicurare opportune misure di pulizia della spiaggia e di igienizzazione delle attrezzature comuni”.
Anche in questo caso non può farsi a meno di considerare che i nostri pargoletti non sono esattamente anglosassoni e che dinanzi ad uno scivolo o ad un’altalena fanno a gara a chi deve occuparla per primo, con inevitabile conseguente assembramento, impossibile da contenere anche da parte della più esperta educatrice.
E per la spiaggia? Pur guardano con occhio benevolo a quanto si è fatto in passato per garantire una adeguata sistemazione degli arenili e pur dando doverosamente atto al silenzioso ed umile lavoro di quei volenterosi operatori ecologici che quotidianamente hanno cercato di rimediare ai vistosi e ripetuti atti di inciviltà di taluni frequentatori della spiaggia, non penso di poter essere assai fiducioso circa le prospettive che ci attendono.
Ma l’ottimismo deve pur sempre prevalere ed ogni riflessione sul contesto dobbiamo rinviarla a consuntivo o in corso d’opera.
Ed in ultimo un sommesso pensiero al suggerimento di ricorrere ad app o piattaforme on line per prenotare gli spazi codificati… da parte di quel “personale adeguatamente formato” (… anche se poi si disconoscono le relative risorse da destinare alla formazione…)
Vero è che oggigiorno tali piattaforme sono sempre più alla portata di tutti e ben conosco nonnine tanto arzille da dare le piste ai propri nipoti in fatto di utilizzo dei sistemi digitali, ma pretendere che per un semplice, salutare e ristoratore bagno bisogna svegliarsi all’alba per rincorrere e catturare una connessione internet ed iniziare la propria giornata chattando con un anonimo interlocutore per avere accesso alla tanto agognata acqua di mare, mi sembra davvero una autentica follia.
Conclusivamente, se è vero che il mare stressa e la montagna rilassa… quest’anno non è escluso che decida per altri lidi… non proprio balneari.
(1) Ansa.it – Economia del 13 maggio 2020.