L’antimafia di Borrometi. Presenta i suoi libri in biblioteca con la scorta
Le sirene spiegate delle forze dell’ordine e una scrupolosa operazione di bonifica dell’area ha preceduto, ieri pomeriggio, l’arrivo del giornalista Paolo Borrometi, che ha presentato i suoi due libri alla biblioteca comunale Giovanni Verga. Assieme a lui la collega del Giornale di Sicilia, Giada Drocker, che l’ha accompagnato nella “rilettura” di “Il sogno di Antonio” e “Un morto ogni tanto”. Borrometi, cronista di Modica e attuale vicedirettore di Agi, vive da anni sotto scorta per le minacce della mafia. Come ha ricordato nel corso dell’appuntamento organizzato dalla libreria Excalibur, il giornalista è alle prese con oltre venti processi, in cui è considerato parte offesa. Di recente quattro deputati dell’Assemblea regionale, fra cui il siracusano Giuseppe Gennuso (“che di onorevole ha ben poco”), hanno inviato un esposto alla commissione regionale Antimafia presieduta da Claudio Fava per indagare sui motivi che hanno portato l’ufficio Ucis del Ministero dell’Interno ad assegnargli la scorta.
A Gennuso, ripercorrendo le piaghe giudiziarie di un parlamentare che ha da poco patteggiato una condanna a 14 mesi per traffico d’influenze pur di tornare nel parlamento siciliano (riuscendoci), Borrometi ha dedicato gli ultimi venti minuti del suo intervento. Le controversie che lo legano al parlamentare di Siracusa, sono contenute all’interno di “Un morto ogni tanto”, che ripercorre le inchieste condotte per “La Spia”, il quotidiano online di Vittoria con cui ha messo a nudo il fenomeno mafioso nelle zone del Siracusano e del Ragusano. “E’ sbagliato continuare a pensare che noi siamo ancora la “provincia babba” – ha detto Borrometi – Qui la mafia continua a fare affari, ad esempio con il mercato fiorente dello smaltimento della plastica. Una buona dose, scoperta dai finanzieri, era stata interrata nei pressi di Punta Secca. E non lontano da qui è stato arrestato Nitto Santapaola, uno degli ultimi collegamenti “biologici” con il superlatitante Matteo Messina Denaro”. Nella sua testimonianza, Borrometi ha ricordato anche Giovanni Spampinato, un cronista ibleo ammazzato dalla mafia.
Oltre a parlare di mafia e antimafia, Borrometi ha approfondito il senso di “Il sogno di Antonio”, un libro che parla del giovane cronista Antonio Megalizzi, scomparso un anno fa nella strage ai mercatini di Natale, a Strasburgo. Un attentato di matrice islamica a due passi dal Parlamento europeo, dove Megalizzi si recava una volta al mese per assistere ai lavori della Plenaria e approfondire la sua conoscenza dell’Unione. “Non lo conoscevo direttamente, ma ho potuto farlo nei racconti dei suoi genitori e della sua ragazza, che mi hanno persino consentito di accedere ai contenuti delle conversazioni Whatsapp. Era un ragazzo d’oro, che credeva in un’Europa più giusta e si batteva nel contrasto delle fake news”. Borrometi, coi suoi racconti, e i costanti riferimenti alla sua vita a rischio (“Non so per quanto tempo ancora avrò la forza di combattere la mafia, ma sono in pace con la mia coscienza”), ha letteralmente trascinato il pubblico, che alla fine si è intrattenuto con lo scrittore per un botta e risposta sulle tematiche dei suoi libri.