Nelle campagne danni per decine di milioni: “E’ come il ciclone Athos”
“Rispetto al 4 ottobre, stavolta al danno alle strutture si è unita la beffa della perdita delle produzioni. Tante aziende in ginocchio. Il Comune di Santa Croce si è già attivato. Con l’assessore all’agricoltura Robusti sono state avviate le procedure necessarie e già oggi la Giunta Municipale richiederà lo stato di calamità naturale. Siamo a disposizione per quanto altro in nostro potere, con i singoli produttori e con le associazioni di categoria”. Il sindaco Giovanni Barone analizza a caldo, attraverso i social, l’ultimo dramma vissuto dai produttori agricoli di Santa Croce e della fascia trasformata. La furia del vento, che ha toccato picchi di 75 km/h nella giornata di sabato, ha provocato una devastazione nelle campagne.
I danni vengono quantificati in decine di milioni di euro. La plastica è stata divelta, le strutture piegate in due, le produzioni annientate. O “bruciate” nel vero senso della parola, come ci spiega Guglielmo Occhipinti, imprenditorie agricolo da 40 anni e non nuovo alle emergenze: “Quando i teli di plastica vengono rimossi dalle serre, la produzione rimane sprovvista e si brucia. Per riprenderne, almeno una minima parte, se ne riparla tra venti giorni o un mese, quando spuntano i nuovi germogli. Ma se non riusciamo a vendere la merce a marzo o aprile, figuriamoci a luglio”.
I danni nelle serre/2 from Santa Croce Web on Vimeo.
La rabbia fa spazio alla rassegnazione. La campagna agraria è stata un disastro a causa della crisi dei prezzi, ormai acclarata. Questo è il colpo di grazia: “Stiamo parlando di danni enormi, paragonabili a quelli causati dal ciclone Athos del 2012. In quel caso, forse, il fenomeno era stato più circoscritto. La bufera di vento di sabato scorso, invece, è a largo spettro – spiega Occhipinti – Molti di noi hanno perso il raccolto e vedono le proprie strutture danneggiate. E’ vero che facendo questo lavoro ci assumiamo dei rischi. Ma qui non si torna più indietro. Da un po’ di tempo a questa parte gli eventi calamitosi si ripetono. Veniamo da un’annata in cui pochi sono rimasti in piedi… questo è il colpo del k.o.”. Le assicurazioni dovrebbero coprire parte delle perdite, ma come spiega Occhipinti “oggi i produttori tendono a risparmiare un po’ su tutto, perché non sappiamo dove trovare i soldi. La situazione è brutta. Le zone più colpite sono state Marina di Ragusa, Donnalucata, Santa Croce. In modo particolare alcune contrade come la Menta… Anche io ho avuto danni ingenti”.
La rassegnazione è dettata anche dall’immobilismo della politica – esclusi i tavoli di crisi – e dallo scarso peso in termini di informazione che questi eventi portano con sé: “A livello nazionale, nei tg, nessuno si accorge di noi. Veniamo puntualmente ignorati e questa è una cosa che fa molto male. Esistono anche le associazioni di categoria. La Coldiretti prova a fare la sua parte e giocare la sua partita – a dispetto di altre che è come se non esistessero – ma questo non basta a raggiungere il risultato sperato. Gli avversari rimangono più forti. Veniamo continuamente illusi e presi in giro da chi dice di proteggerci e starci vicino. Molti di noi sono affondati e anche i pochi superstiti, se la politica continuerà a perdere tempo, rischia di fare la stessa fine”.