So di non sapere
So di non sapere… se ritornare a scrivere l’editoriale per questo giornale sarà gradito o sgradito; piacevole o irritante. So di non sapere… se quello che vi racconterò sarà interessante o noioso, utile o inutile. Tuttavia, come Socrate, ho la consapevolezza che per l’essere sociale l’ignoranza è fonte di ricchezza, in quanto lo spinge a migliorarsi, a misurarsi con il mistero della conoscenza, ma anche a fidarsi dell’altro che già sa. Quindi se per gli altri la frase: “sei ignorante!” è un’offesa, un insulto, per quelli come Socrate e per le persone che, come me, ne condividono il pensiero, la stessa, identica frase ha il suono e il senso di un complimento, diventa una forma di incitamento alla conoscenza, la conferma della consapevolezza dei propri limiti, il riconoscimento della propria humanitas.
Purtroppo in questo momento storico mantenere il piacere di conoscere i propri limiti e accettarli con serenità è un vero e proprio lusso! Mezzi di comunicazione, relazioni sociali, vita privata, tutto ciò che ci circonda ci mandano un solo, univoco messaggio: “devi sapere, non puoi ignorare”. E così accade che quotidianamente assorbiamo informazioni, notizie, opinioni e imponiamo alla nostra mente e alla nostra psiche di registrare tutto, allo scopo di mantenere l’illusione di “sapere” tutto e, quindi, di poter valutare, giudicare “tutto” e, aggiungerei, “tutti”. In realtà ognuno di noi diventa un enorme contenitore saturo, una zavorra emozionale , una nobody-land cerebrale da manipolare, confondere, influenzare, omologare. Ebbene, vi chiederete se esiste un antidoto a tale sciagura e se siamo ancora in tempo a curare e guarire questa patologia sociale!
Personalmente sono molto pessimista al riguardo. Non percepisco la volontà di guarire, anzi noto una sottile soddisfazione, quasi un vanto, a mantenere un costante e continuo stato febbrile sociale, stato che si acuisce in presenza di determinati accadimenti quali, per esempio, i cambi di governo, dal livello basico comunale a quelli via via più elevati, cioè regionale e statale. L’apice di tale stato febbrile si raggiunge durante la campagna elettorale, ma poi, come per incanto, conclusa questa fase, il “corpo elettorale” espelle tutte le tossine e si rigenera, o almeno, si illude di rinascere a nuova vita, ma in realtà continuando a rifiutare la consapevolezza dei propri limiti, si è solo trasformato nella proiezione di ciò che era.
In sostanza, rifiutando di “sapere di non sapere” ed illudendosi “di sapere tutto”, il corpo elettorale ha semplicemente creduto di rigenerarsi e rinnovarsi, ma in realtà è rimasto sempre identico a se stesso. Ovviamente nella filosofia socratica l’antidoto a tale sciuagura esiste: è lo scorrere del tempo! Infatti, solo dopo aver preso coscienza dei propri limiti, l’essere sociale può decidere di impiegare il proprio tempo a colmarli, con pazienza, fiducia, onestà intellettuale e… tempo!. E quindi vi invito ad assaporare e a riscoprire la bellezza della consapevolezza del “non sapere” per salvare il salvabile!