La lettera di Davide Stival: “Una giustizia malinconica. Ora si volta pagina”
In seguito alla condanna di Veronica Panarello a trent’anni di carcere, il marito della donna, Davide Stival, ha scritto una lettera in cui ripercorre gli ultimi, drammatici anni della sua vita. Davide ringrazia, inoltre, tutte le persone che gli sono state accanto “per il loro infaticabile lavoro e per il sostegno e il conforto manifestatomi incessantemente”. Il papà di Loris, infine, spiega che è “ora di voltare pagina. Lo devo al piccolino che non c’è più e a quello che mi aspetta a casa”. Ecco il testo completo della lettera:
“Oggi, il giorno dopo la sentenza con cui il Gup di Ragusa ha condannato Veronica Panarello per l’omicidio del mio piccolo Lorys, mi sento in dovere di ringraziare pubblicamente le persone che mi sono state vicine in questo doloroso percorso giudiziario e di vita.
Desidero innanzitutto ringraziare la Procura della Repubblica di Ragusa, la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri per il loro infaticabile lavoro e per il sostegno e il conforto manifestatomi incessantemente. Dal primo giorno ho confidato in Loro, consapevole che la loro professionalità e perseversanza avrebbe condotto all’accertamento pieno dei fatti.
Desidero inoltre ringraziare l’Avv. Daniele Scrofani e tutti i suoi collaboratori (Grazie ad Enrico, Alessandra, Clara, Francesca e Francesco) per come mi hanno aiutato ad affrontare questa terribile vicenda.
Vorrei poi spendere una parola per ringraziare tutti gli Organi di Informazione che, con la Loro costante presenza, hanno contribuito a mantenere alta l’attenzione sulla tragedia che ha colpito la mia famiglia.
Voglio però precisare che nella giornata di ieri non ho rilasciato alcuna dichiarazione.
Non sono state da me ieri pronunciate le parole pubblicate su alcuni quotidiani nazionali in data odierna, nè ho mai avuto il piacere di conoscere e/o parlare con il Sig. Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della Sera, che pubblica oggi una “mia” intervista.
Desidero inoltre chiarire che la mia riservatezza – oltre a trovare radice nel mio carattere riflessivo – ha avuto un unico scopo: quello di proteggere dalla morbosa attenzione mediatica il fratellino di Lorys, anche lui vittima innocente di questa tragedia.
Sono sicuro che quando sarà grande apprezzerà il riserbo con cui ho cercato di tutelare la mia famiglia.
Ieri è stato un giorno carico di tensione. Nella mia pancia si mischiavano i sentimenti più diversi ed è difficile riuscire ad esprimere con le parole quel che ho provato nel momento in cui il Giudice ha letto la sentenza: una malinconica sensazione di Giustizia per il mio piccolo Angelo che la invocava silenziosamente.
Ora è tempo di voltare pagina.
Da oggi si ricomincia. Lo devo al Piccolino che non c’è più e a quello che mi aspetta a casa”.