Comiso, “La Cena” chiude il tour de force de ‘Il Teatro della Vergogna’
“Il teatro della vergogna” ha chiuso la stagione estiva domenica 3 luglio a Comiso dopo un tour de force quotidiano iniziato il 18 giugno. A cura di Walter Manfrè, il Castello aragonese ha ospitato “La cena”, di Giuseppe Manfridi, molto più di un’opera teatrale, un coinvolgimento emotivo allo stato puro. Possono quattro attori intrattenere per più di un’ora 27 spettatori/invitati a seguire, seduti attorno ad un immenso tavolo, una vicenda che si snocciola gradualmente sotto ai loro occhi? La risposta è sì, se gli attori sono di grosso calibro. Si parte dall’indiscusso padrone di casa, Andrea Tidona, nella veste del padre, tanto acuto quanto malefico, sfodera la sua intelligenza circuendo chi non lo conosce attraverso giochetti subdoli, ma senza scadere mai nella banalità. Sua figlia Giovanna, l’attrice Chiara Condrò, sa tenergli testa, ma con la debolezza di un passato torbido, di cui si dice e non si rivela del tutto, sotto la luce di un possibile incesto che viene lasciato intuire ai presenti. La sua debolezza è quella di voler rientrare, ospite della casa paterna, un po’ per rompere i ponti col passato, un po’ per vendetta, quasi a dimostrare al padre di aver trovato l’uomo della sua vita, capace di farle superare le nefandezze vissute.
Il povero fidanzato di Giovanna, Francesco, interpretato da Stefano Skalkotos, incapace di sostenere a priori la verve del futuro suocero, mostra la sua inettitudine e pochezza appena ne ha l’occasione, dimostrandosi avido ma del tutto incapace di affrontare le situazioni. Non ultimo, il maggiordomo Fangio, Cristiano Marzio Penna, fedele servitore che con fredda calma sembra sottostare alle regole del padrone di casa, senza però evitare di sferrargli le opportune riflessioni quando occorre. “Un padre morboso oltre che padrone – ha sottolineato Andrea Tidona -. Un personaggio curioso, brillante, che utilizza il gioco degli ‘insomma’, con un linguaggio forbito e ricercato. In fondo è un po’ megalomane, esaltato, dove tutto è suo, nessuno esiste e anche la figlia deve essere sua. Il padre alla fine vince lo stesso nel suo intento di far lasciare la figlia dal fidanzato, anche se si intuisce che i due non avranno una vita felice. Il padre non è riuscito nel suo disegno totale ma ha creato uno sconquasso nella coppia”. Molto attento ma formale, il maggiordomo Fangio è il primo a rapportarsi col padrone di casa: “Gli altri rivelano di me, io rivelo ben poco, sono taciturno, svolgo il mio ruolo – ha ammesso Cristiano Marzio Penna -. Più che con le parole, lui dice con l’atteggiamento, con gli sguardi, anche con i silenzi. Il suo compito è, anche, quello di mettere in imbarazzo lo spettatore, mantenendo la calma, la freddezza, sempre distaccato”.
Giovanna, la figlia rientrata in casa dopo cinque anni di assenza, nella sua apparente debolezza mostra una forza che emerge pian piano durante lo spettacolo: “La figlia vuole fare un altro tentativo per rivedere il padre, anche se da un lato può avere tutti i motivi per allontanarsi, ma vuole dargli un’altra possibilità – ha dichiarato Chiara Condrò – . Lei da, quando entra in casa, capisce che di possibilità non ce ne sono. Con il padre e’ un rapporto di possessione che arriva ai limiti dell’incesto anche se non ci è dato di capire fino a che punto. Il padre non vuole che lei abbia un altro uomo e fa di tutto per allontanarla da ogni uomo che le passa vicino. Quindi l’unica figura maschile che vuole rimanere al centro del suo mondo e’ lui stesso. La figlia, pur di staccarsi, si deve accontentare e scegliere un uomo che non sarà quello della sua vita, ma le servirà per staccarsi, appunto”. Il più aggredito dalle grinfie paterne è il fidanzato Francesco: “Il personaggio che porto è un vinto, un avido, poco coraggioso – ha affermato Stefano Skalkotos -. C’è una figura come quella del padre che è talmente forte che instilla il dubbio, facendolo apposta. La gelosia e’ un sentimento talmente violento, talmente forte che lui, a un certo punto, vuole sapere. La figlia ritorna a casa del padre perché non ha risolto il rapporto con lui e porta con sé un inetto. L’epilogo dello spettacolo non rende vincente nessuno, i personaggi rimangono in sospeso, irrisolti”. Una forma di teatro innovativa, dove lo spettatore non solo viene immerso all’interno dello spettacolo stesso, ma è quasi inglobato dalla vicenda che si sussegue, dietro colpi di scena, moti di disperazioni e attimi di commozione. Si sorride, si soffre, si riflette. Tutto questo è “La cena”. Andrea Tidona sarà impegnato prossimamente a Roma, al Globe Theatre, teatro diretto da Proietti dove si fanno spettacoli shakespeariani e andrà avanti con Squadra Mobile.
© Riproduzione riservata